051 1024x683 1

Oltre ad essere un bene storico e artistico, culturale e economico, il Teatro dell’Unione rappresenta per la Città di Viterbo  un luogo che unisce  classi sociali diverse, come i nobili, i mercanti e il popolo.

All’inizio era un progetto ideato da un connubio tra la Società dei Palchettisti e il Comune di Viterbo,  realizzato da uno dei più grandi architetti dell’Ottocento, Virginio Vespignani, che collaborò con papa Pio IX per dar lustro alle principali città dello Stato Pontificio.

La posa della prima pietra del Teatro dell’Unione avvenne il 28 novembre 1846 e Vespignani progettò una facciata classicheggiante e un ambiente interno scandito da palchetti decorati con stucchi all’antica e raffinate decorazioni pittoriche culminanti nel medaglione del soffitto. L’inaugurazione avvenne undici anni dopo, infatti la prima stagione lirica durò dal 4 agosto al 25 settembre 1855.

Nel programma del teatro c’era anche il Viscardello di Giuseppe Verdi che altro non era il Rigoletto, al quale il compositore aveva dovuto cambiare il nome a causa della censura attribuita all’opera dallo Stato Pontificio.

In breve il teatro divenne uno dei palcoscenici più imponenti d’Italia, sempre pronto ad  accogliere opere di notevole rilevanza.

La sua collocazione nella Contrada San Marco, all’interno del centro storico cittadino, nel tempo ne rese necessari alcuni adeguamenti urbanistici.

Nel ventennio fascista, con la copertura del torrente Urcionio e la realizzazione di via Guglielmo Marconi, il teatro diventò il fondale, su una sfondo urbano, di questa strada.

Con la Seconda Guerra Mondiale  il teatro fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti che colpirono Viterbo nel 1943-44 ma per fortuna la sala rimase illesa, tanto che nel dopoguerra riprese a funzionare come cinema e luogo per concerti.

Per poter accedere ai finanziamenti necessari al restauro del complesso, il 9 dicembre 1949 il Comune ne divenne proprietario in toto.

Negli anni Sessanta divennero celebri i balli di Carnevale,  chiamati Veglioni della Stampa,  che accolsero artisti famosi come Mina e nel 1970 il presentatore era un giovanissimo Paolo Villaggio, mentre partì negli anni Ottanta la collaborazione con il Teatro di Roma, che portò a Viterbo i più importanti nomi della prosa italiana.

A questa seguì la collaborazione con il Teatro Bellini di Napoli dove, sotto la direzione dall’attore e regista napoletano Tato Russo, il Teatro dell’Unione ebbe  una media di 20mila spettatori a stagione con rappresentazioni di successo, come Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, Il Fu Mattia Pascal di Pirandello con Flavio Bucci, le commedie musicali di Pietro Garinei, e molte altre.

Numerosi sono gli artisti locali, nazionali e internazionali che si sono esibiti sul palcoscenico dell’Unione e qualcuno, prima di allontanarsi, ha lasciato una testimonianza del suo passaggio, con frasi sconnesse e disegni stilizzati, rinvenuti negli angoli più nascosti del teatro.

Da alcuni anni il teatro è anche la sede del Concorso internazionale di canto lirico che omaggio il baritono viterbese Fausto Ricci.