Modena e la Ferrari piangono la scomparsa, a 87 anni, di Mauro Forghieri, il grande ingegnere che, negli anni Settanta e Ottanta, fu parte della scuderia di Maranello, dando un contributo fondamentale alla lunga serie di vittorie della Rossa…

Mauro Forghieri nacque a Modena il 13 gennaio 1935 e il padre,  abilissimo meccanico, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, iniziò a lavorare per Ferrari nel reparto motoristico.

Dopo il liceo scientifico Forghieri decise di studiare a Bologna  ingegneria meccanica laureandosi con il progetto di un motore bicilindrico piatto, cioè quei motori a cilindri contrapposti con cilindri che formano tra loro un angolo da 180°.

Grazie alle conoscenze del padre riuscì ad entrare a Maranello subito dopo la laurea,   alle dipendenze dell’ingegnere Paolo Chiti.

La svolta arrivò nel 1961 quando fu Ferrari stesso a chiamarlo per dirigere il reparto tecnico per le competizioni e lì ebbe una serie di successi in moltissime categorie diverse, come le vittorie nelle gare europee in montagna del 1969 con la 212 E e  la parata della 24 ore di Daytona del 1967.

Per la Formula 1 invece il primo successo fu nel 1963 con la Ferrari 156 F1-63 di Surtees, cui seguì un anno dopo  sia il titolo piloti che costruttori con la Ferrari 158 guidata sempre dal britannico.

A Mauro è dovuto inoltre l’arrivo dei primissimi alettoni nella categoria nel 1968, che avrebbero rivoluzionato il mondo della Formula 1.

L’ingegnere inoltre sviluppò le monoposto della serie 312, che anche grazie al 12 cilindri “piatto”  conquistarono fra il 1975 e 1979 ben 4 titoli costruttori e 3 piloti, due di Lauda e uno di Scheckter.

Nel decennio successivo, dopo gli infruttuosi risultati della scuderia nel 1980 si decise di puntare su un nuovo propulsore, poichè la grande mole dei motori aspirati infatti garantiva potenza, ma rubava troppo peso alla vettura.

Perciò per il nuovo progetto si decise di puntare su un 6 cilindri a V che montava un turbocompressore, che prometteva bene, grazie al leggendario Gilles Villeneuve e a Didier Pironi, che conosceva gà i motori turbo dopo le esperienze in Renault.

Nonostante i successi non tardino ad arrivare, con il mondiale costruttori nel 1982 e 83,  la Ferrari dovette affrontare la tragica morte di Villeneuve e l’incidente di Pironi, che di fatto perse l’occasione di vincere il titolo mondiale.

L’avventura con la Ferrari per Forghieri terminò con le dimissioni nel 1984, a causa di alcuni contrasti dopo i cambi imposti dalla Fiat in azienda.

Forghieri lavorò nella squadra Lamborghini Engineering, dove progettò il motore V12 con cui corse la scuderia Larrousse nel 1989, anche se con scarsissimi risultati.

Il motore però aveva dato segni positivi, perciò si decise, grazie all’interessamento di alcuni importanti investitori,  di costruire una nuova vettura che debuttasse nel 1991 ma, a causa di un truffatore che scappò con una cospicua somma di denaro, la vettura fece il suo esordio con il Modena Team.

L’esperienza poco redditizia spinse  Mauro a lasciare il mondo della F1, si dedicò quindi con altri ingegneri alla nascita della Oral Engineering Group, con cui ritornò a fornire alcuni team, oltre a ideare il propulsore aspirato della BMW.