L’11 novembre, giorno di San Martino, era atteso dai contadini come il momento del rendiconto e del bilancio di tutta la stagione agricola.
Infatti i contratti stipulati tra coloni e proprietari delle terre terminavano a novembre, ed entro quel giorno dovevano essere saldati i conti e pagati i canoni.
Così San Martino concludeva il lavoro dei protagonisti della vita contadina, dove coloni, fittabili, fattori e proprietari dovevano trarre il bilancio dell’anno di attività.
D’altro canto il rinnovo dei vecchi contratti, e la stipulazione dei nuovi, si facevano quando ancora la terra si prestava ad essere lavorata e seminata per la stagione successiva.
Ai coloni in particolare San Martino poteva non essere un giorno amico, infatti frequenti erano i casi di scissione dei contratti agrari,sia a causa di insuccessi nel raccolto che di desiderio di migliorare le proprie condizioni.
Così tutta la famiglia traslocava, magari da un cortile all’altro dello stesso paese, o da una zona all’altra della pianura, portando le masserizie che avrebbero arredato la nuova casa.
Fare “San Martino” divenne così espressione proverbiale, ed il continuo bisogno di traslocare, in un popolo legato alle proprie radici, non aveva un significato positivo.
Quando i raccolti non erano stati dei migliori potevano ridurre i contadini alla miseria, San Martino era atteso con terrore, poiché poteva significare la perdita dell’alloggio e dei pochi beni di cui la famiglia disponeva.
Ma la storia del Santo che ha segnato le tradizioni contadine parte in un mondo tra leggenda e qualche documento.
Martino nacque intorno al 316-17 a Sabaria Sicca, oggi Szombathely, in Ungheria e visse la sua infanzia a Pavia, dove fu trasferito suo padre per ragioni militari.
Un giorno Martino, incontrò un mendicante seminudo per strada e, vedendolo sofferente per il freddo, decise di compiere un gesto di solidarietà e generosità, infatti tagliò in due il suo mantello con la sua spada e ne condivise metà con l’uomo.
La notte seguente a Martino comparve in sogno Gesù che indossava la metà del suo mantello militare e disse agli angeli che un soldato dell’esercito romano, non battezzato, lo aveva vestito. Una volta sveglio Martino vide che il suo mantello era integro e, stupito, lo conservò, poi la Pasqua successiva decise di battezzarsi e dopo vent’anni nell’esercito, a quarant’anni, lasciò la carriera militare e dedicò la sua vita alla fede e alla lotta contro l’eresia ariana.
Dopo un periodo da eremita e da monaco, fondò un monastero e divenne vescovo di Tours sempre in nome della sua fede.
Martino morì l’8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin e oggi viene festeggiato l’11 novembre, giorno del suo funerale.