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Una donna dai mille talenti…

Emma Carelli nacque a Napoli il 12 maggio 1877, il padre,  Beniamino Carelli, era un insegnante di canto molto apprezzato nell’ambiante del teatro d’opera italiano.

La Caralli esordì a diciannove anni, casualmente, al posto della sorella maggiore, Bice, che si era ammalata prima di uno spettacolo.

Da allora e fino al 1900 cantò nei maggiori teatri italiani e iniziò a far parlare di sé perché si impose come la migliore interprete dei nuovi soggetti femminili, ribelli e combattivi, nati in quell’epoca. Nel giugno del 1900 interpretò Tosca a Buenos Aires e fu la prima artista a portare il capolavoro pucciniano fuori dall’Italia.

Il trionfo in Sudamerica fece della Carelli una delle artiste più quotate al mondo e il matrimonio nel 1898 con il sindacalista Walter Mocchi fu visto come il simbolo del carattere indomito e anticonvenzionale dell’artista, non solo sul palcoscenico.

A partire dal 1907, Mocchi divenne il manager della lirica italiana nel mondo, nel momento in cui rappresentava un settore produttivo fondamentale, per racchiudere in un unico organismo tutte le compagnie teatrali e sfruttare l’alternanza delle stagioni tra gli emisferi, così ottenne cartelloni di spettacoli ininterrotti e raddoppiò i proventi.

Anche il teatro Costanzi di Roma entrò nel circuito di Mocchi che ne propose la gestione a Emma Carelli.

La diva raccolse la sfida e venne fondata l’Impresa Teatro Costanzi con lei a capo e dal 1912 fino al 1926 Emma ne fu l’impresaria, affermandosi come una delle più più importanti innovatrici culturali del momento.

Il rapporto con il marito si trasformò in un rapporto di lavoro, considerando i troppi tradimenti di lui.

Le sperimentazioni della Carelli dividevano il pubblico operistico ma avvicinavano tutti al teatro ad esempio nel 1913 aprì il Costanzi ai Futuristi, agli artisti esordienti e ad opere del repertorio tedesco che prima del suo operato non erano mai passate sulle scene italiane, come Parsifal.

Quando scoppiò la prima guerra mondiale Emma. insieme all’ amico D’Annunzio, organizzò serate per la Croce Rossa.

Durante il conflitto non cessò le attività e nel 1917, mentre la Scala di Milano aveva chiuso i battenti, portò a Roma i Balletti russi di Diaghilev con Stravinskij a dirigere L’uccello di fuoco e Fuoco d’artifici e nell foyer del teatro Pablo Picasso espose per la prima volta in Italia un proprio dipinto.

Nell’estate 1924 la Carelli decise di portare in scena il Nerone di Arrigo Boito dopo la prima assoluta alla Scala.

Il teatro milanese era diretto da Arturo Toscanini, da subito in conflitto con Benito Mussolini, il quale voleva controllare il più grande teatro d’opera italiano, ma fallì nel tentativo e così cercarono di costruire o acquisire un teatro nella capitale che fosse di rappresentanza per il regime e da contrapporre alla Scala e a Toscanini.

A Emma Carelli non fu concesso il Nerone, i cui diritti erano detenuti dall’editore Ricordi, ma la donna rimase alla guida del teatro portando a termine la stagione 1925-1926, oltre ad ottenere una prima di Turandot di Giacomo Puccini alternativa all’edizione scaligera.

Puccini era morto da pochi mesi lasciando incompiuta l’opera che venne ultimata da Franco Alfano.

La prima di Turandot fu eseguita il 25 aprile 1926 alla Scala, per volontà dello stesso Puccini.

E diretta da Toscanini che, sull’ultima nota scritta dal compositore, lasciò la bacchetta e disse che l’opera si interrompeva in quel punto.

Il 25 giugno 1926 il Governatore di Roma, sotto la pressione del governo centrale, acquistò il teatro Costanzi e  Emma, che aveva già preparato i manifesti per la stagione 1926-1927, non si vide rinnovato alcun incarico nonostante l’esperienza e i grandi successi ottenuti negli anni precedenti.

Il 17 agosto 1928, a cinque mesi dall’inaugurazione del nuovo Teatro Reale dell’Opera di Roma, Emma Carelli sbandò con la sua Lambda e morì sul colpo.