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Il poeta che segnò, con il suo stile, l’arte del dialetto milanese…

Delio Tessa nacque il 18 novembre 1886 a Milano in via Fieno, da Anselmo (Senio), bancario, e Clara Besozzi.

Dal 1895 al 1928 abitò al terzo piano di via Olmetto n.1 per trasferirsi, dopo la morte del padre, avvenuta il 17 dicembre 1925, al quarto piano di viale Beatrice d’Este 17, studiò al Liceo Beccarla e nel 1906 si iscrisse a Giurisprudenza a Pavia.

Nel dicembre 1911 si laureò in giurisprudenza, poi divenne avvocato e Giudice conciliatore del VII Mandamento, ma sempre controvoglia.

La tesi “Sul diritto di voto delle donne” era accompagnata da una tesina dal titolo “Se le pellicole cinematografiche sono opera dell’ ingegno” manifestando una passione per il cinema che lo accompagnerà per tutta la vita.

Dopo la laurea si iscrisse ai corsi di filosofia dell’Accademia scientifico-letteraria e lavorò fino al 1920 nello studio dell’avvocato  Catullo Frigerio in via Durini.

Nel 1914 aprì in via Spiga un piccolo studio di avvocato con Fortunato Rosti.

Quando il 24 ottobre 1917 gli Austriaci sfondarono le linee italiane a Caporetto e il giorno dopo si dimise il governo Boselli, Tessa scrisse la sua poesia più famosa, L’e el dì di mort, alegher!

Nel 1922 trasferì il suo studio in via Rugabella 11 e nel 1932, grazie a Luigi Rusca, direttore della Mondadori, pubblicò la raccolta di poesie L’e el dì di mort, alegher!, unica opera pubblicata in vita e scrisse la sceneggiatura del film  Vecchia Europa, alla quale seguì nel 1935 Uomini maledetti.

Dal 1934 al 1937 pubblicò critiche cinematografiche in diverse riviste e nel 1936
cominciò a collaborare con l’Ambrosiano, con degli articoli che poi raccolti nella raccolta postuma Ore di città assieme ad altri, scritti per il Corriere del Ticino, oltre che per la Radio della Svizzera italiana.

Nell’estate 1937 Tessa pubblicò sulla rivista Broletto di Como la prima puntata di Brutte fotografie di un bel mondo e le altre tre vennero edite nel 1937 e 1938 sulla stessa rivista e su L’Illustrazione Ticinese.

Il poeta mori il 21 settembre 1939 nella clinica Città di Milano per un’infezione provocata da un ascesso a un dente e, per sua volontà, fu  sepolto in un campo comune del cimitero di Musocco, mentre le sue carte andarono all’amico Fortunato Rosti.

Nel 1950 il Comune di Milano decise di trasferire la tomba di Tessa al Famedio del Cimitero Monumentale e in seguito gli intitolò una via presso San Simpliciano.

Quando nel 1974 morì Fortunato Rosti le carte del Tessa passarono all’avvocato Carlo Milanesi di Pavia.

Il 18 novembre 2012 il Comune di Milano pose una lapide commemorativa sulla facciata della casa di viale Beatrice d’Este 17, dove Tessa passò gran parte della sua vita.