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L’arrivo della primavera per gli indiani d’America era collegato alla Luna piena rosa, o Pink Moon, un nome che deriva dalle Phlox subulata, un fiore simile alle ortensie, conosciuto  come muschio rosa, che sboccia in primavera e che ha ispirato i nativi a chiamare in questo modo la Luna piena di aprile.

Infatti la Luna rosa è il simbolo  dell’equinozio di primavera e nelle antichissime tradizioni dei nativi americani ha la capacità di far resuscitare la natura,

Tra i nomi alternativi di questo fenomeno ci sono Luna piena del pesce, diffuso tra le tribù costiere e riferito ai pesci della famiglia delle sardine e delle aringhe che risalivano i fiumi per deporre le uova e Luna piena dell’uovo e Luna dei Fiori di Pesco perché il suo colore ricorda il  rosa della natura ad aprile.

Un altro evento primaverile delle tribù era la Danza del Sole, praticata dagli indiani delle pianure e variava a seconda del ceppo linguistico, che poteva essere quello dei Sioux, dei Caddi; degli Algonchini o degli Shoshone, dove abbondavano i simboli religiosi che rappresentavano la rinascita della tribù.

Un’enorme folla si raccolse presso Little Big Horn nel 1876, dopo una Danza del Sole che seguì il momento in cui Toro Seduto ebbe la visione di centinaia di soldati che cadevano dal cielo sugli accampamenti indiani.

Quando i Sioux si riunirono per la Danza del Sole, misero le loro tende in circolo e passarono i primi due giorni a preparare il terreno, mentre i guerrieri indossavano le uniformi di guerra.

Il quarto giorno al centro di un cerchio fu scavata la buca per il palo della cerimonia, poi ricoperta con erba tenera, salvia selvatica e un teschio di bisonte mentre, sul margine orientale del cerchio, venne piantata una tenda per coloro che avevano fatto il voto di partecipare alla danza e sul retro fu  disposta una fila di teschi di bisonte.

All’interno della tenda i partecipanti si dipingevano i corpi e si preparavano per l’ardua prova.

Il quinto giorno, un nutrito gruppo d’uomini e donne d’ogni età si recò presso l’albero prescelto e, dopo una serie di cerimonie durante le quali gli addetti al taglio dell’albero raccontarono le loro esperienze, iniziarono insieme ad abbattere la pianta.

Tagliato l’albero, il tronco fu ripulito di tutti i rami, tranne per quelli più vicini alla cima e trasportato fino al campo, dove fu innalzato dagli uomini più importanti della tribù, dato che era diventato il palo che simboleggiava il sole.

Ai rami rimasti del palo vennero appesi dei sacchetti medicinali, un telo scarlatto e due sagome ritagliate dalla pelle del bisonte, una a forma di bisonte e l’altra a forma d’uomo, simbolo della vita e la fertilità della stagione estiva.

Alla prima cerimonia parteciparono i capi e gli anziani, marciando attorno al palo e indicando le  figure poste in cima al palo, seguì poi la parata dei guerrieri a cavallo che girarono ripetutamente, sparando a terra finché tutta l’aria non era piena del fumo della polvere da sparo.

La giornata si concluse con giovani uomini e donne che, cantando, cavalcarono a coppie attorno al palo finché il sole non fu tramontato.

I restanti giorni della Danza del Sole erano dedicati ai giovani che dovevano sottoporsi a una serie di rituali che variavano da tribù a tribù.

Alla fine della cerimonia le tende venivano smantellate, i visitatori ripartivano e l’accampamento veniva disfatto e restava solo il palo sacro.

Gli spettatori bianchi erano sorpresi della partecipazione delle donne alla Danza del Sole, perché credevano che durante le cerimonie più importanti venissero tenute in disparte e invece non solo assistevano alle cerimonie collaborando al taglio dell’albero, ma aiutavano i danzatori nelle loro prove e spesso partecipavano alla danza.