michele ferrero massimo rosa

Li vediamo ogni giorno, al bar, negli scaffali dei supermercati e nei negozi, sono i prodotti della Ferrero, ma chi era l’uomo che ebbe la felice intuizione di creare un impero dolciario, in quella zona del Piemonte che è la provincia di Alba?

Michele Ferrero nacque il 26 aprile 1925 a Dogliani, piccolo comune di circa cinquemila abitanti in provincia di Cuneo ad una trentina di chilometri da Alba, dove la sua famiglia gestiva un rinomato caffè per poi provare a tentare la fortuna,  negli anni Trenta, prima a Torino e poi nell’Africa delle colonie.

Successivamente Pietro, padre di Michele,  aprì nel 1942, ad Alba in via Rattazzi, un laboratorio di pasticceria dove cominciò a sperimentare la creazione di nuove golosità, come la Pasta Gjanduia, che nel 1946 fu il primo vero prodotto della Ferrero, mentre la madre, Piera, gestiva un rinomato negozio specializzato nelle dolcezze locali.

Michele fin dall’inizio delle attività della Ferrero collaborò  coi famigliari, anche se alla morte del padre, avvenuta il 2 marzo 1949, il timone dell’azienda passò nelle mani dello zio paterno e della madre.

Dopo la scomparsa dello zio nel 1957 fu Michele a prendere le redini di quello che ormai era diventato un impero, per la precisione era il quarto al mondo nella area dei prodotti dolciari.

Negli anni Sessanta Michele creò nel 1964 la Nutella, la deliziosa crema al cioccolato, e nel decennio successivo fu la volta di  Kinder Cioccolato, che ancora oggi sono il simbolo della merenda per i bambini italiani.

L’instancabile Michele allargò all’estero l’impero della Ferrero grazie all’apertura di nuovi stabilimenti, tra cui quello ormai leggendario in Germania in una cittadina dell’Assia, dove si produsse per la prima volta la delicata pralina Mon Cheri, oltre a pensare all’apertura verso il mercato statunitense.

Negli anni Settanta la Ferrero, grazie a un forte utilizzo degli spot in tv e sulla carta, consolidò la propria posizione quale leader di mercato e fu uno dei maggiori sponsor nel corso di grosse manifestazioni sportive e lanciò il the freddo al limone Estathe e i Tic Tac, caramelle da succhiare al gusto di menta.

Con l’inizio degli anni Ottanta debuttarono prodotti come le praline  Ferrero Rocher e Pocket Coffee, e la merendina Kinder Brioss, divenuti ben presto famosissimi.

Di Michele Ferrero divennero leggendarie le visite in incognito nei supermercati dove, come un cliente qualsiasi, verificava personalmente le condizioni dei prodotti firmati dalla sua azienda.

Ma il grande imprenditore era noto anche per la sua capacità di lavoro, dove il giorno preferito per le riunioni era la domenica e amava dire spesso la frase  Vag ’n chimica, cioè Vado nei laboratori,  dove passava le notti in camice bianco con i collaboratori più stretti ad assaggiare cioccolato e a provare decine di varianti diverse del nuovo prodotto da lanciare sul mercato.

Devotissimo alla Madonna di Lourdes, Michele conobbe nella sua lunga vita Aldo Moro, che il 16 settembre 1967 visitò la Ferrero, ma rifiuto anche l’invito del ministro Renato Altissimo di rilevare negli anni Ottanta la Motta e l’Alemagna, come in passato aveva fatto con un invito simile per la Perugina, inoltre nel 1994 declinò l’offerta di Silvio Berlusconi di andare al G7 di Napoli in rappresentanza dell’imprenditoria italiana.

Forbes in quegli anni attribuì a Michele Ferrero, che dal 1997 passa la conduzione dell’azienda ai figli Pietro e Giovanni, un patrimonio stimato in 17 miliardi di dollari, facendolo di fatto risultare il più ricco uomo italiano.

Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica Italiana, il 2 giugno 2005 conferì all’imprenditore il titolo Cavaliere di Gran Croce, per il suo impegno civile e sociale.

Nell’aprile 2011 Michele perse il figlio Pietro, morto prematuramente in Sudafrica all’età di 48 anni, e l’erede dell’azienda divenne il secondogenito Giovanni.

Michele Ferrero morì a 89 anni il 14 febbraio 2015, nell’ospedale di Montecarlo intitolato alla principessa Grace di Monaco.