Fino al 24 novembre presso il Museo del Vetro di Murano la mostra On The Road 1970 – 2024, Non solo vetro ripercorre la lunga carriera dell’artista e designer veneziana Federica Marangoni, in particolare sul suo rapporto con il vetro e con Murano, dai primi lavori con questo materiale a oggi. In tutti questi anni l’artista ha usato diversi materiali e media tecnologici, spaziando verso tutti i settori della comunicazione e affiancando al suo percorso di scultrice l’attività di designer.
Nel 1970 Federica apre a Venezia il suo Fedra Studio Design e inizia a usare il vetro, lavorando con frequenza costante in molte fornaci muranesi, ideando oggetti di design per la produzione, così come sculture in vetro e grandi installazioni, in cui i media tecnologici come il video e la luce al neon, combinati con la trasparenza e la fragilità , che rendono la sua opera unica nel panorama dell’arte contemporanea.
Dalla metà degli anni Settanta l’uso della tecnologia elettronica sarà uno dei suoi principali mezzi di espressione, dal 1976 al 1989 è professore aggiunto nel Dipartimento di Arte e Educazione Artistica presso la New York University, per la quale tiene seminari e corsi estivi a Venezia con un workshop sul vetro, oltre ad altre lezioni e corsi in università e centri culturali negli Stati Uniti, esponendo in numerosi musei e gallerie internazionali.
La mostra attuale è allestita in diversi spazi del Museo del Vetro, andando a formare un percorso coinvolgente e in dialogo con l’architettura stessa della sede, dove l’ingresso ospita La bricola, nata come installazione di luce su pavimento specchiante, realizzata per l’Euro-Domus di Torino nel 1971.
Nel giardino ci sono alcune grandi sculture multimediali, tra le quali il grande arcobaleno Continuity del 2006, creato per il patio dell’Istituto Italiano di Cultura a Madrid e il portico presenta alcune opere in vetro degli anni Ottanta incentrate sul tema del giardino e sulle sue implicazioni simboliche.
Presso la Stanza della leggerezza sono esposte opere realizzate tra il 1987 e il 2002 che richiamano i concetti di aria, luce, volo, bellezza, archetipi di memorie antiche e allo stesso tempo eterne.
Lo spazio ex Conterie è articolato in cinque sezioni, Il sogno fragile. Anni Settanta e Ottanta, dove è esposto anche il gruppo Natura sotto vetro, Elettronica madre di un sogno umanistico, sulla ricerca portata avanti dall’artista sull’uso della tecnologia nelle opere in vetro e sull’elettronica nell’arte e nella comunicazione, Itinerari della memoria, con la grande fontana-scultura La trappola della memoria, opera pubblica per l’Expo 1992 di Siviglia, La traccia, su come il pensiero progettuale non si interrompe ma è piuttosto un labirinto dove esperienze, sogni, metafore, riferimenti alla storia si ammassano e ritornano come il flusso stesso del ricordo e del sogno e Il volo, con la grandiosa installazione Il volo impossibile, già esposta a Valencia e Barcellona.