Dal 24 agosto al 15 settembre per la Mostra della Ceramica 2024 a Castellamonte, in provincia di Torino, artisti italiani e internazionali esporranno opere in ceramica, con un occhio di riguardo alla Cina, ospite d’onore, infatti in questa edizione il tema centrale è infatti la memoria di Marco Polo, a 700 anni dalla sua scomparsa (Venezia 1254-1324).
La mostra si dipanerà presso la sede di Palazzo Botton, il Centro Congressi Martinetti, il Liceo artistico F. Faccio, la Rotonda Antonelliana e i portici di Palazzo Antonelli.
Recentemente, il Comune di Castellamonte ha lanciato il bando di un concorso riservato agli artisti della ceramica italiani e internazionali che amano la ceramica e trovano in questo materiale la loro fonte di ispirazione rielaborando gli aspetti più interessanti della contemporaneità nelle loro opere.
Il titolo del concorso di quest’anno è Concorso Ceramics in love – Marco Polo, in onore alla Cina come Paese ospite d’onore e Yongjia di Wenzhou come città ospite.
L’antica tradizione ceramica di Castellamonte nasce 6000 anni fa, nel periodo neolitico, infatti la presenza sulle colline di Castellamonte di un’argilla facilmente estraibile ha fatto nascere, nel corso dei secoli, un’arte ed una tecnica nella lavorazione e nella trasformazione della ceramica uniche al mondo.
L’Ottocento fu il vero trionfo della classica stufa di Castellamonte, ma già nei secoli precedenti queste stufe erano molto apprezzate e richieste.
Verso la fine del Settecento, fu prodotto a Castellamonte il primo caminetto in terracotta, con circolazione d’aria calda e fuoco visibile, il caminetto Franklin, dall’inventore che aveva studiato il principio della convezione applicato a sistemi di riscaldamento, che ebbe un gran successo e contribuì notevolmente alla fama della tradizione ceramica locale.
Le prime produzioni sono attribuite alla fabbrica di ceramiche Reasso, vecchia dinastia di artigiani, insediata da secoli nel cuore di San Rocco fra i vicoli De Rossi e Franklin.
Negli anni la classica stufa di Castellamonte s’impreziosì di elaborate decorazioni, di vivaci vetrate e divenne un vero e proprio oggetto di arredamento e alcune monumentali stufe furono spedite persino in Russia, a Pietroburgo.
Dopo la seconda guerra mondiale, la stufa non fu più utilizzata per anni, soppiantata da impianti di riscaldamento di vario tipo e adesso, sia per la maggior attenzione ai valori ambientali, l’economia di esercizio, la salubrità del calore e l’intraprendenza di alcuni giovani artigiani che hanno ripreso la tradizione ceramica, le stufe di Castellamonte hanno visto il riconoscimento della loro inconfondibile validità sia per riscaldare sia per arredare case nuove e antiche.