Uno dei registi più eccentrici del cinema francese moderno…
Eric Rohmer nacque a Tulle , nel Sud-Ovest della Francia, con il nome di Jean Marie Maurice Schérer, il 21 marzo 1920, in una famiglia è di origine alsaziana.
Dopo avere conseguito la laurea in lettere si trasferì a Parigi per insegnare in una cittadina della provincia, Vierzon e debuttò come scrittore, nel 1946, con il suo primo e unico romanzo, Elisabeth, che firmò con lo pseudonimo di Gilbert Cordier.
Nel 1948 iniziò la sua carriera come critico cinematografico collaborando con alcune riviste e il suo primo articolo, , Le cinéma, art de l’espace, apparve su La Revue du cinéma diretta da Jean George Auriol.
Rohmer nel 1949 partecipò al Festival du film maudit di Biarritz, organizzato dal cineclub Objectif, dove conobbe il diciassettenne François Truffaut.
Il regista esordì nel 1950 con il cortometraggio Journal d’un scélérat, opera oggi perduta il cui titolo riecheggia il Diario di un seduttore di Kierkegaard, seguito nel 1951 dal cortometraggio Présentation, realizzato in collaborazione con Jean Luc Godard e nel 1952 da Les petites filles modèles.
Nell’aprile 1951 nacquero i Cahiers du cinéma la famosa rivista che raccolse l’eredità di Objectif 49, fondata da André Bazin e Jaques Doniol-Valcroze, dove Rohmer divenne redattore e infine redattore-capo dal 1957 al 1963.
Dopo aver girato nel 1956 il film, oggi irreperibile, La sonate à Kreutzer, nel 1957 pubblicò insieme a Claude Chabrol un saggio su Alfred Hitchcock che vide il passaggio dalla considerazione del maestro inglese come abile artigiano a quella di autore e fondatore di arte cinematografica, mentre risale al 1958 il corto Véronique et son cancre.
Le signe du lion, girato nel 1959 ma proposto al pubblico nel 1962, film intimistico e particolare, vide l’esordio di Rohmer nel lungometraggio.
Nel 1962 e 1963 riuscì a girare due brevi film con un budget ridottissimo, La boulangère de Monceau e La carrière de Suzanne, prime due opere di un vasto progetto che lo portò alla notorietà, quello dei Six contes moraux.
I film furono venduti alla televisione, e il regista riuscì a trovare i fondi per ritornare nel 1967 al lungometraggio con La collectionneuse che vinse l’Orso d’argento al Festival di Berlino.
Negli anni successivi realizzò gli altri tre racconti morali, Ma nuit chez Maud (1969), Le genou de Claire (1970) e L’amour, l’après-midi (1972).
La serie dei sei racconti morali è imperniata su un uomo è tentato da una donna proprio nel momento in cui sta per legarsi ad un’altra, che si innesta su una struttura dove il personaggio principale funge da narratore, intervenendo con la sua voce fuori campo.
Nel 1980 iniziò con La femme de l’aviateur una nuova serie, le Comédies et proverbes, storie moderne percorse da un lieve humour, con finali a sorpresa, che illustrano proverbi d’uso abbastanza comune.
Nel 1989 Rohmer inaugurò con «Conte de printemps» il ciclo dei Contes des quatres saisons, con il quale cercò di approfondire il rapporto che sussiste tra i propri personaggi, lo spazio in cui vivono e la luce e il colore che costruiscono il mondo che li circonda.
Il regista nel 1993 realizzò L’arbre, le maire et la médiatèque seguito, nel 1995, da Les rendez-vouz de Paris.
Nel 2001, a 81 anni, girò L’anglaise et le duc, presentato alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in occasione della quale Rohmer fu insignito del Leone d’Oro alla carriera.
Eric Rohmer morì a Parigi l’11 gennaio 2010, all’età di 89 anni.