Alle dieci del mattino di mercoledì 15 aprile 1874, due settimane prima dell’apertura del Salon di Parigi, il fotografo Gaspard-Félix Tournachon, meglio noto come Nadar, aprì le porte del suo studio al numero 35 del Boulevard des Capucines per inaugurare la mostra di 160 opere di una trentina di artisti, che furono i fondatori dell’impressionismo.
I loro nomi erano quelli di Zacharie Astruc, Antoine-Ferdinand Attendu, Édouard Béliard, Eugène Boudin, Félix Braquemond, Édouard Brandon, Pierre-Isidore Bureau, Adolphe-Félix Cals, Paul Cézanne, Gustave Colin, Louis Debras, Edgar Degas, Jean Baptiste Guillaumin, Louis La Touche, Ludovic Napoléon Lepic, Stanislas Lepine, Léopold Levert, Alfred Meyer, Auguste De Molins, Claude Monet, Berthe Morisot, Emilien Mulot-Durivage, Auguste Ottin, Léon-Auguste Ottin, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Stanislas Henri Rouart, Léopold Robert e Alfred Sisley, con un italiano, Giuseppe De Nittis, parte di un gruppo molto eterogeneo, tutti con una diversa concezione dell’arte e del nuovo modo di dipingere.
L’idea di realizzare una mostra collettiva indipendente partì da Monet già nel 1867 ma iniziò a rendersi concreta solo a quando, oramai abbastanza conosciuti negli ambienti artistici, lui e i compagni del gruppo di Batignolles, così chiamati, dal nome dell’omonimo quartiere parigino dove si trovava il Café Guerbois, erano pronti per arrivare alla grande notorietà.
Uno dei primi atti per avviare il progetto fu il 27 dicembre 1873, quando i pittori di Batignolles ufficializzarono il sodalizio artistico formando un’associazione che prevedeva come ognuno di loro versasse nella cassa comune una piccola parte dei ricavi delle vendite.
Edmond Renoir, il fratello di Auguste, ebbe l’incarico di curare il catalogo, da vendere a cinquanta centesimi a copia.
Il passo successivo fu la ricerca del luogo dove esporre e Nadar, che si era appena trasferito in un nuovo studio, offrì gratuitamente agli amici il vecchio che si trovava al numero 35 del Boulevard des Capucines, nel cuore di Parigi.
Una decina di giorni dopo il critico Louis Leroy pubblicò un articolo in cui contestava l’esposizione, immaginando di visitarla con Joseph Vincent, un giovane artista, paesaggista e allievo di uno dei più importanti esponenti dell’Accademia.
Un termine che compariva nell’articolo di Leroy era impressione, prendendo spunto dal nome di un quadro di Monet, Impressione. Sole nascente.
Alla fine Monet e gli altri scelsero il termine di Leroy per il nuovo nome del loro movimento e riuscirono a vendere qualche opera, ma non fu sufficiente a coprire tutte le spese interne e ristabilire il fondo operativo.
Dopo il 1874 gli impressionisti allestirono sette mostre nel 1876, 1877,1879, 1880, 1881,1882 e 1886, ma non tutti i fondatori parteciparono sempre alle varie edizioni, anche a causa di liti e polemiche che spesso li vide contrapposti.
Altri artisti, invece, si aggiunsero nel corso degli anni, infatti alla mostra del 1879 partecipò anche Paul Gauguin.
Così com’era nato con la mostra del 1874, l’Impressionismo terminò ufficialmente con la mostra del 1886, mentre alcuni artisti continuarono a dipingere a lungo con lo stesso stile ed altri si evolsero verso nuovi linguaggi, approdando al Postimpressionismo.