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Uno dei più amati registi del cinema del Novecento…

Jean Pierre Melville nacque, con il nome di Jean Pierre Grumbach a Parigi il 20 ottobre 1917 e fin da piccolo si interessò al mondo del cinema, con una predilezione per i noir.

Arruolato nell’esercito nel 1937, Jean partì per Marsiglia dopo la sconfitta della Francia ed entrò nella Resistenza e, dopo sei mesi nelle carceri spagnole, fuggì in Inghilterra,  partecipò poi alla campagna d’Italia e di Francia nelle truppe gaulliste di France libre.

Durante la clandestinità, adottò il cognome di Melville in omaggio all’autore di Moby Dick e nel 1946 fondò la sua  casa di produzione, l’Organisation générale cinématographique, diventando un regista indipendente.

Al cortometraggio Vingt-quatre heures de la vie d’un clown,  del 1946, Melville divenne famoso con l’adattamento di un romanzo  di Vercors, Le silence de la mer (1949) che si distingue per la fedeltà alla matrice letteraria e per la fotografia di Henri Decaë, che resterà il più fedele collaboratore del regista.

Impressionato dal film, Jean Cocteau chiese al regista  se potesse adattare un suo romanzo, e questo realizzò Les enfants terribles (1950).

Nel 1956, Melville girò una delle sue opere più riu-scite, Bob le flambeur, sull’organizzazione di una rapina nel casinò di Deauville che poi fallisce, sebbene il finale sia lieto.

Il film, realizzato in totale autonomia produttiva e senza attori di richiamo, colpì gli autori della Nouvelle vague, di cui Bob le flambeur è noto per essere uno dei principali precursori, insieme a Deux hommes dans Manhattan (1959), girato nelle strade di New York, dove Melville compare anche come coprotagonista.

A partire da Léon Morin, prêtre (1961), Le doulos (1963) e L’aîné des Ferchaux (1963), interpretati da Jean-Paul Belmondo, il regista iniziò a lavorare con divi affermati, proseguendo con Lino Ventura in Le deuxième souffle (1966) e Alain Delon in Le samouraï del 1967, che colpisce per la trama poliziesca rarefatta, l’attenzione concessa ad ogni piccolo dettaglio, la gestualità ridotta al minimo ed elevata dalla messinscena a rituale ermetico.

L’autore divenne così un contemporaneo di Sam Peckinpah e Sergio Leone, e non è un caso se L’armée des ombres (1969) è una cupa descrizione autobiografica di un gruppo di resistenti.

Nel 1970, Melville ottenne il suo più grande successo con Le cercle rouge, con protagonisti Yves Montand, Alain Delon e Gian Maria Volonté nel ruolo di tre rapinatori braccati da un poliziotto interpretato da Bourvil.

Ma la Francia degli anni Settanta  era cambiata e in Un flic (1972) il regista portò alle estreme conseguenze la rarefazione dei film precedenti e, nonostante la presenza di interpreti come Alain Delon e Catherine Deneuve, non venne apprezzato dalla critica né amato dal pubblico.

Jean Pierre Melville morì nella sua Parigi il 2 agosto 1973.