In Lomellina con l’arrivo dell’autunno torna la storica Sagra del Salame d’Oca, giunta alla 57^ edizione, che si terrà dal 27 al 29 settembre a Mortara.
L’iniziativa ha lo scopo di far conoscere ed apprezzare i sapori del territorio attraverso la promozione di un suo prodotto tipico da degustazione in piatti della gastronomia locale e si tiene, l’ultima domenica di settembre ed è riuscito ad imporsi come uno dei principali appuntamenti nel calendario delle manifestazioni della Lombardia e non solo grazie all’ente organizzatore, il Comitato Sagra, che ha mantenuto intatto lo spirito iniziale della manifestazione, apportando ogni anno novità in grado di attirare turisti e buongustai.
Da visitare sono O…che Bontà, il salone dell’oca e dei sapori dove è possibile assaggiare un’ottima varietà di prodotti d’oca e i De.c.o, accompagnati dal meglio della produzione del territorio, in piazza Monsignor Dughera, di fronte alla chiesa di San Lorenzo, dal venerdì alla domenica.
E’ possibile anche vedere la Mostra Provinciale del Palmipede, uno degli eventi simbolo della sagra, con una esposizione di oltre 200 esemplari di oche, delle razze più rare e particolari del mondo.
Da non perdere è l’esibizione degli Sbandieratori Città di Mortara, con il corteo storico e il Palio tra le contrade che conducono i visitatori a rivivere la storia rinascimentale della città, terra di caccia del duca di Milano Ludovico il Moro Sforza e della moglie Beatrice d’Este, che non disdegnava cavalcare nelle campagne attorno alla città.
Sono sei le contrade mortaresi, come le zone in cui venne simbolicamente divisa la città agli inizi degli anni Settanta su iniziativa del sindaco Ercole Delconte.
Il Moro comprende l’area centrale di Mortara, dove è situata piazza Silvabella e l’antico palazzo del Moro, che fu nel XV secolo sede estiva del duca di Milano e, rappresentata dalla corporazione dei cacciatori, detiene i colori verde e giallo.
È la contrada La Torre a racchiudere tra i due corsi principali una buona parte del retaggio storico della città, dove si trova infatti la chiesa di Santa Croce, in passato sede dei famosi monaci dell’ordine mortariense, infatti la contrada rappresenta la corporazione degli orafi, che Ludovico Maria Sforza riceveva ripetutamente presso la sua corte per ammirare i lavori più prestigiosi.
Anche i colori con i quali la contrada si fregia, il giallo ed il nero, simboleggiano l’uno il nobile materiale e l’altro il tessuto sul quale i maestri orafi depositavano il frutto del loro lavoro.
È la leggenda di un antichissimo mulino a tramandare la storia dei colori rosso e giallo della contrada Le Braidem da un mulino che portava lo stesso nome e che concorse sensibilmente alla crescita del borgo, tanto da essere rappresentato nello stemma.
Il territorio che la contrada occupa è quella del rione di San Pio X, che ha il suo cuore attorno a corso Torino ed è rappresentata dalla corporazione dei mugnai e dei contadini.
Dalla storia delle sfide giocate negli anni fino ad oggi ha trionfato su tutti lo stendardo bianco-verde della San Cassiano, corrispondente all’allegra contrada dei vignaioli, una delle più centrali e storiche di Mortara.
Il nome del rione deriva da un romano, maestro di scuola, martirizzato a colpi di stilo nel IV secolo dopo Cristo, durante la persecuzioni cristiane.
Sono il rosso ed il blu i colori della contrada San Dionigi, nata nel 1971 grazie al contributo di Ermanno Lesca, per decenni vero re della sfilata mortarese.
Il suo territorio di permanenza si trova tra le zone centrali che si affacciano sul corso principale e quelle di insediamento più recente ed è rappresentata dalla corporazione dei fornai.
La contrada bianco-azzurra di Sant’Albino, nota per essere la corporazione dei fiorai, che comprende l’abbazia simbolo di Mortara, era in origine un vero e proprio borgo, nato da un insediamento gallico denominato Selva Bella, che divenne feudo dei marchesi di Monferrato passando in seguito ai Visconti ed agli Sforza.