
Calcio in prima linea, tennis, basket e ovviamente pallavolo: queste le discipline più amate.
Gli italiani seguono lo sport e lo fanno in modo assiduo, sia di presenza tramite la partecipazione ai match sia acquistando abbonamenti per poter vedere le partite a distanza in TV o sul proprio smartphone.
Chiaramente si aggiunge l’essere follower sui social. Cosa emerge da tutto ciò?
L’economia dello sport si è fortemente trasformata negli ultimi decenni: da semplice fenomeno di interesse è diventata una macchina globale con introiti sempre più alti.
Il cambiamento? Non è certamente un caso. Sono state le dinamiche economiche, tecnologiche e culturali a ridefinire il settore e il modo in cui viene prodotto, distribuito e consumato.
Ad oggi le società sportive sono vere e proprie imprese, con strategie di marketing sofisticate, bilanci complessi e obiettivi economici precisi. Ma come funziona l’economia dello sport?
Vediamolo in modo più approfondito.
Sponsorizzazioni
Uno degli aspetti più rilevanti? Le sponsorizzazioni. Marchi e aziende vedono nelle squadre un’opportunità per fidelizzare il pubblico.
Sponsorizzare una squadra, un evento o un atleta dà modo di associare il brand a diversi valori positivi.
Prendiamo ad esempio Sinner che ora, sulla cresta dell’onda, è il volto di moltissimi marchi che in realtà non sono strettamente legati al tennis.
Lo stesso vale per i calciatori, spesso protagonisti di adv legate a sneakers, abbigliamento, prodotti beauty e tanto altro.
Ma non parliamo solo di coinvolgerli per cartelloni pubblicitari o video brevi o di applicare un logo sulle maglie delle squadre, le partnership sono sempre più crossmediali e includono contenuti digitali, co-branding ed eventi esperienziali.
I diritti televisivi
Come possiamo seguire le partite? Bisogna acquistare una serie di abbonamenti. Sì, perché uno non basta. Le tipologie di sport e i tornei sono stati spartiti tra le varie aziende così da non creare un disequilibrio.
Questo ha portato le emittenti ad essere disposte a pagare cifre altissime per poter acquistare un determinato pacchetto e di conseguenza a gestire abbonamenti e pagamenti mensili da parte degli utenti che usufruiscono del settore.
In Italia ci sono formule di video streaming come Now TV, Mediaset e DAZN a guidare il trend, ma non mancano le trasmissioni su Prime Video di Amazon.
L’avvento e la diffusione del digitale
Non possiamo negare come il web abbia cambiato le cose. Le piattaforme online hanno rivoluzionato il modo in cui lo sport viene fruito rendendo gli appassionati dei veri esperti.
Streaming, app, interviste, approfondimenti, social sono alcune delle possibilità ma non mancano i portali online come NetBet dove è possibile consultare insight dei match, possibili previsioni e ovviamente scommettere.
Il betting sportivo, e in special modo legato al calcio, è un trend in crescita in Italia.
Un’altra opportunità legata al web? Gli e-sports, ovvero forme di gioco digitale che richiamano l’ambientazione della disciplina preferita e con cui è possibile intrattenersi sfidando la Dea Bendata.
Lo sport è un business?
Non possiamo che rispondere in modo affermativo a questa domanda. La centralità degli aspetti economici ha sicuramente influenzato la natura stessa delle attività.
Oggi, ogni decisione di club e federazioni viene spesso dettata da logiche di mercato.
È qualcosa di positivo o negativo? Non dovremmo attribuire un valore in senso assoluto all’aspetto economico legato allo sport.
Dopotutto la competizione, la passione e il talento non vengono intaccati dalle logiche del business. Chiaramente, però, il marketing ha il suo impatto.
L’innovazione nel settore continuerà a crescere e l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata offriranno numerose opportunità in futuro compresa, probabilmente, l’opportunità di entrare nel metaverso partecipando ad allenamenti o seguendo da più vicino la carriera sportiva dei propri beniamini.
Insomma, lo sport fa parte dell’economia del Paese. In Italia, i dati sul PIL evidenziano come la nostra nazione si posizioni al quarto posto in termini di valore assoluto con un impatto monetario pari a 21,2 miliardi di euro.
Nonostante i numeri sembrino enormi, però, confrontati con Germania, Francia e Regno Unito siamo molto al di sotto degli standard europei.