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Un sacerdote dalla vita lunga quasi un secolo…

Bernardo Ponzetto nacque il 13 febbraio 1889 a Verolengo, in provincia di Torino, da una famiglia di contadini che comprendeva ben otto figli, di modeste condizioni economiche, ma molto religiosa e con un profondo senso di carità.

Il giovane Bernardo visse la sua gioventù nei campi, dove lavorava intensamente per contribuire al bilancio familiare, ma intanto si faceva strada in lui la vocazione religiosa e a diciannove anni, nel 1908, entrò nella casa salesiana di Ivrea e iniziò a percorrere gli studi con una costanza e una forza di volontà che divennero proverbiali fra i suoi confratelli.

Nel settembre del 1914 e durante la prima guerra mondiale, data la presenza contemporanea dei suoi tre fratelli al fronte, ebbe l’esonero dal servizio militare, con l’obbligo della residenza nella fattoria del padre Domenico, per dare una mano nella produzione delle colture agricole, considerate estremamente necessarie in quel periodo bellico.

Soltanto al termine della guerra il giovane seminarista poté rientrare nella congregazione salesiana e nel dicembre del 1920 fu ordinato sacerdote.

La prima destinazione di don Bernardo fu Torino, per occuparsi dell’oratorio, dove poté finalmente studiare con una certa tranquillità, tanto che nell’arco di pochi anni riuscì a laurearsi in Matematica e Fisica e in seguito in Lettere.

Tra il 1925 e il 1928 insegnò greco e filosofia a Foglizzo, vicino a Torino, divenendo in seguito viceparroco a Borgo San Martino, in provincia di Alessandria fino al 1932, poi arrivò a Novara, come insegnante di latino, greco e scienze nel liceo e come cappellano della chiesa, annessa al collegio salesiano.

Nel 1943 un bombardamento distrusse la chiesa della Montecatini, molto frequentata dai novaresi, e da quel momento fu il confessionale di don Bernardo, che era il primo a destra nella chiesa salesiana di Maria Ausiliatrice, a essere il punto d’approdo per quanti avevano bisogno di un prezioso sostegno spirituale.

Spesso il sacerdote salesiano intervenne per salvare un partigiano dall’esecuzione dei nazisti, oltre a sottrarre derrate alimentari ai treni diretti in Germania, allo scopo di venire incontro a quanti non avevano la possibilità di acquistare i generi di prima necessità alla borsa nera.

Negli anni Cinquanta, finita la guerra, don Ponzetto collaborò con il settimanale novarese L’Azione e fu noto anche per le lettere ai direttori dei quotidiani piemontesi La Stampa e Gazzetta del Popolo, dove si scagliava contro ogni ingiustizia, venendo poi attaccato dai dirigenti locali del Partito comunista.

La situazione che si creò non venne però vista positivamente dai superiori, che lo sfrattarono dal collegio, ma Don Ponzetto non si perse d’animo e costruì una baracca di legno su un platano nei pressi della chiesa, che divenne la sua nuova casa.

Anche questa idea del sacerdote scatenò le proteste dei benpensanti, e nel 1960 non si trovò di meglio che richiederne il trasferimento.

Ma qualche anno dopo fu presentata una petizione al Rettor maggiore dei Salesiani don Ziggiotti, e nel 1966 don Ponzetto venne rimandato a Novara, dove riprese la sua attività pastorale.

La fama di don Ponzetto era tale che, nel 1974, gli fu attribuito il Premio Rosa Cortinovis per la bontà cristiana con la motivazione di “Per un’opera provvidenziale di squisita carità, con vero spirito evangelico, sacerdotale e salesiano”.

Il 7 febbraio 1976 il sacerdote fu colpito da un ictus cerebrale e costretto a letto.

Quando, due mesi dopo, l’ispettore salesiano don Giuseppe Raineri visitò Novara, don Ponzetto scappò di nascosto dall’infermeria per andare a parlargli e chiedergli di tornare al suo posto in chiesa.

Poche settimane dopo, il 30 maggio 1976, don Ponzetto morì e il 18 marzo 1978 la città di Novara lo ricordò, con l’intitolazione di una strada nella zona dello stabilimento Montecatini.