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Il calcio a Ferrara compare nel 1896, all’interno della Palestra Ginnastica, con la creazione di una squadra che parteciperà più volte al campionato nazionale di calcio organizzato dalla Federazione Ginnastica d’Italia, competizione mai riconosciuta come ufficiale dalla FIF, l’odierna FIGC.

Nel 1907, presso l’oratorio dei salesiani, sotto l’impulso di uno dei sacerdoti, il bergamasco Pietro Acerbis, viene fondato il circolo culturale Ars et Labor. Nel 1912 il ramo sportivo si staccò dall’oratorio e si costituì in “Società Polisportiva Ars et Labor”, da cui vengono ereditati i colori sociali, il bianco e l’azzurro. da lì in poi nota solo con l’acronimo di SPAL.

Sodalizio in cui al termine della prima guerra mondiale, confluirono diversi elementi delle squadre ferraresi per formare un’unica società. La prima partita ufficiale viene giocata a Ferrara il 16 giugno del 1919, Spal-Triestina 1-4.

Nel 1920, il primo campionato di Serie A, la stagione successiva arriva alla semifinale per il titolo nazionale, venendo sconfitta dalla Sampierdarenese; l’annata seguente si salva dalla retrocessione nello spareggio, con un’altra squadra genovese, l’Andrea Doria. Nel 1924-25 retrocede in Serie B, dove rimane fino al termine della stagione 35-36, quando scende in terza serie. Viene chiamato dalla Portuense. Paolo Mazza, sarà la persona che determinerà la fortuna calcistica degli estensi, arrivando anche alla guida della Nazionale. Nel 1939 una nuova retrocessione e grave crisi societaria, che porterà anche al cambio della denominazione in A.C. Ferrara e all’adozione dei colori sociali bianconeri, quelli cittadini. In questo periodo buio Mazza, inizia a farsi notare per le sue doti di scopritore, andando a individuare i primi talenti che verranno poi ceduti a peso d’oro.

Al termine della seconda guerra mondiale, ritorna in Serie B, con il primo storico colpo di Mazza che vende alla Juventus l’attaccante Astorri, comprato dalla Schio per 25.000 Lire, è ceduto per due milioni, cifra incredibile per il tempo.

Paolo Mazza, diventa presidente della società e la squadra ferrarese cambia marcia. Incassa bene da colpi di mercato come il centrocampista Montanari e le punte De Lazzari e Pandolfini, ceduti a Lazio e Fiorentina. Nella stagione 1948-49 la Spal disputa un ottimo campionato di B, in evidenza due cannonieri Frizzi e Badiali. Nell’annata successiva nonostante 95 gol, la squadra manca la promozione. Due le particolarità dell’annata: una vittoriosa partita giocata al mattino (8-2 con il Taranto) e l’ingaggio di un terzino che diventerà un vero e proprio punto di riferimento, Mario Caciagli.

Nel 1950-51, inizia un lungo ed esaltante ciclo, che la vedrà competere nella massima serie per ben 13 stagioni consecutive. In panchina Antonio Janni, il torneo inizia male con tre sconfitte nelle prime quattro partite, seguono venti gare utili consecutive, delle quali diciotto sono vittorie che portano in Serie A.

Per affrontare la nuova categoria, Mazza, scova nel Seregno, appena retrocesso in C, il ventitreenne Bugatti. Dopo soli nove mesi di campionato sarà in maglia azzurra. Il 23 Settembre 1951 (Spal-Torino, 1-1) viene inaugurato il nuovo (e attuale) stadio Comunale, oggi intitolato proprio a Mazza. La Spal chiude al nono posto, fermando tutte le grandi, vincendo il primo derby con il Bologna in casa. In attacco ha un giocatore “esotico” per il tempo il turco Bulent che realizza tredici reti, il suo compagno di reparto Fontanesi viene convocato in nazionale. Nella stagione successiva si migliora e chiude in ottava posizione. A fine stagione Mazza mette all’incasso i suoi gioielli, Bugatti al Napoli per 55 milioni e Fontanesi alla Lazio per 40.

Nell’annata 1953-54 Janni sempre allenatore, chiude il girone di andata all’ultimo posto, cui segue una grande rimonta fino alla salvezza, nello spareggio con Udinese e Palermo. Biagini subentra a Janni in panchina, retrocede in Serie B, ma in estate è ripescata per l’illecito sportive che coinvolge Udinese e Catania.

1955-56 Mazza sceglie Fioravante Baldi come nuovo allenatore, tra i nuovi arrivi l’ungherese Viney dalla Pro Patria e il centrocampista Gibi Fabbri, del Messina. Dopo un ottimo girone di andata, chiude al nono posto. Per l’annata seguente in panchina siede Tabanelli, partono come sempre i pezzi migliori. Un girone di ritorno, con numerosi blitz esterni, andando a vincere 3 a 1 a Torino con la Juve, poi vittorie di misura a San Siro contro il Milan che vincerà lo scudetto Chiuderà ancora nona in classifica.

Mazza dopo aver ovviamente ceduto e incassato belle cifre dal Napoli, per Novelli e Di Giacomo, crea una squadra che soffre parecchio ma riesce a salvarsi.

Mazza richiama Baldi in panchina, si affermano i giovani Saul Malatrasi e Bozzao, è ancora una salvezza. ma anche la più cocente sconfitta di tutti i tempi per la storia spallina 8-0 dall’Inter a San Siro.

Il campionato 1959-60 vede la Spal ottenere il miglior piazzamento di sempre, il quinto posto. Sempre rinnovata in estate per le cessioni eccellenti. affidata ancora a Baldi. Il presidente spallino, pesca dal Napoli il regista italo-argentino Oscar Massei, il giocatore più rappresentativo della storia Spal, che rimarrà per dieci anni. La squadra si avvale anche del ritorno di Novelli dal Napoli, dal Livorno di Balleri ma soprattutto di un altro livornese, un vero grande del calcio italiano Armando Picchi (poi capitano della grande Inter di Herrera e Moratti). Nella rosa spallina troviamo anche “Mondino” Fabbri, che poi sarà allenatore della nazionale nello sfortunato mondiale del 66′, oltre a un giovanissimo, ma mai impiegato Carletto Mazzone. Di rilievo la vittoria nel sentito derby con il Bologna, fuori casa per 3-2 con rete all’ultimo minuto, di Rossi, ma ci sono anche due stecche pesanti, come due 3-6 in casa con la Juve e in trasferta a Padova.

Al termine dell’annata Mazza, come al solito piazza i suoi gioielli molto bene. Cambia allenatore con l’arrivo di Luigi Ferrero, i nuovi arrivi sono Carpanesi e Taccola. La Spal non è più quella della stagione precedente, arriva una salvezza risicata.

Per la stagione successiva arrivano Cervato, Dell’Omodarme (diventerà una bandiera per il calcio ferrarese) e il tedesco Waldner. Dopo sole tre giornate viene esonerato Ferrero, arriva una salvezza, tranquilla, con una vittoria nel finale di stagione sull’Inter che in pratica consegna lo scudetto al Milan. Nel frattempo Paolo Mazza è diventato CT della Nazionale e deve segue la squadra in Cile per i mondiali. La Spal raggiunge la finale di Coppa Italia, dove è superata dal Napoli.

1962-63 gli spallini chiudono ancora in ottava posizione, dopo un avvio di stagione che gli aveva visti anche solitari in testa. La squadra è formata da Bozzao, un giovanissimo Fabio Capello, pescato a soli sedici anni, dal solito Mazza. Tra i migliori della stagione il brasiliano De Souza, il ventitreenne ariete d’attacco Gianni Bui.

Per il campionato 1963-64, in panchina Giacomo Blason, viene rintrodotta la maglia biancazzurra a strisce verticali, al posto di quella bianconera. Ritorno che però non è dei migliori, infatti dopo oltre 10 stagioni in A la Spal retrocede in cadetteria, pagando anche diversi infortuni. Ci sono anche note positive come il lancio dei giovani Edy Reja e Pasetti.

Mazza in B, non ci vuole stare, crea una squadra di categoria, affidandola a G.B. Fabbri, prendendo dalla Pro Patria il bomber Muzzio che diventerà uno dei migliori attaccanti della storia degli spallini, che andrà a formare con De Bernardi il duo d’attacco, affiancandolo a centrocampo da Osvaldo Bagnoli. Ci sono i soliti giovani da mettere in evidenza come Ranzani e l’attaccante Franco Pezzato che resteranno legati per lunghi anni alla Spal. Confermati i vari Massei, Olivieri e Pasetti con Fabio Capello. E’ terzo posto e immediato ritorno in A. Nel massimo campionato con il blocco che ha conquistato la promozione, arriva una soffertissima salvezza negli ultimi trenta minuti della stagione, grazie a una rete di Bagnoli a Brescia. Nel 1966-67 ennesima salvezza raggiunta ancora all’ultima giornata in rimonta contro il Venezia, con gol decisivo di Fabio Capello. E’ la stagione dei tre rigori contro in casa con il Napoli, con l’arbitro Lo Bello, che faticherà a uscire dallo stadio ferrarese.

1967-68 ultimo anno di Serie A per la Spal e la fine di un’epoca del calcio ferrarese con la bandiera Oscar Massei che chiude con il calcio giocato. Viene allestita una squadra giovane, Capello viene ceduto alla Roma per 250 milioni, Muzzio e Bagnoli avanti con gli anni cambiano società. I giovani sono come al sempre di valore come il portiere Cipollini, Paolino Stanzial, Brenna, Braca, Reif e Mattrel. La squadra non si stacca dal fondo, a nulla valgono gli arrivi novembrini del giovane Albertino Bigon e dell’esperto Gastone Bean.

Inizia così un periodo di repentina discesa per gli spallini. Mazza punta a un pronto riscatto, andando a prendere Alberto Orlando, già centravanti della nazionale e capocannoniere in Serie A, che però s’infortuna subito al ginocchio e perde la stagione. Alla fine sarà l’amara retrocessione in Serie C. Tra le poche note liete l’inaugurazione del centro tecnico di Copparo, ancora oggi sede degli allenamenti di tutte le squadre della società.

In terza serie Gibì Fabbri è esonerato quasi subito, ci sono giovani come Gigi Del Neri (poi allenatore di Chievo, Atalanta, Udinese, Juventus) e l’ala sarda Marongiu, ma alla fine del torneo arriva alle spalle della Massese. Ancora secondi dietro al Genoa, con la maglia spallina troviamo i giovani attaccanti Musiello e Casarsa, oltre al portiere Marconcini e Vecchiè. Ancora secondi nel 71-72 alle spalle dell’Ascoli di Mazzone, ma con l’esordio in prima squadra della punta Gibellini e l’addio al calcio di Saul Malatrasi.

Nell’ottobre 1972, la bandiera Mario Caciagli sostituì sulla panchina biancazzurra Eugenio Fantini, dando svolta positiva alla stagione, con la SPAL che tornerà in cadetteria, vincendo il torneo al termine di un testa a testa con il Giulianova. Nella squadra, spiccano le punte Mongardi e Franco Pezzato che vincerà il titolo di capocannoniere. Con lo stesso gruppo nella stagione seguente chiude al nono posto. Nel 1974-75, Caciagli viene esonerato, al suo posto Guido Capello, arrivano due giovani che segneranno le stagioni a venire, il centrocampista Tiziano Manfrin e il difensore Gelli. Nel torneo 75-76, arriva a centrocampo l’esperto Ottavio Bianchi, in attacco il ritorno da vari prestiti di Gibellini, in difesa Lievore, per una squadra che nonostante tre cambi di allenatore, chiude al nono posto.

La stagione 1976-1977, segna una svolta nella storia spallina: esce di scena Paolo Mazza, dopo un trentennio di presidenza continuativa, praticamente spinto fuori dall’ala più giovane del consiglio direttivo della società. Alla guida sale Primo Mazzanti. La squadra vede quattro cambi di allenatore retrocedendo in Serie C, con Luisito Suarez.

In terza serie, centra subito la promozione con Caciagli in panchina e 11 punti di vantaggio sulla seconda. E’ la squadra dei Pezzato, Gibellini, Fasolato, Dolci, Lievore, Titti Manfrin, Renzi, Sola e Tassara. Lo stesso gruppo si piazzerà a metà classifica in B, con gli innesti dell’ariete Grop, con Criscimanni, Rampanti, Albiero e Cavasin.

Nell’80-81 la Spal è affidata a Titta Rota, raggiungendo una tranquilla salvezza. Nell’annata seguente a difendere la porta spallina arriva William Vecchi (ex di Milan e Como), ma la squadra ha da subito difficoltà con Tomeazzi che subentra a Rota e alla fine è retrocessione in C1. La società è in ristrettezze economiche, viene ringiovanita la squadra, affidata inizialmente a Salvemini poi a Seghedoni, per una stagione al di sotto delle attese.

83-84 sulla panchina arriva Giovanni Galeone, che porta la squadra al quinto posto, mentre l’annata successivo partita con ambizioni si salva solo per differenza reti. E’ il periodo di De Gradi, Lamia Caputo, Cavestro e Pregnolato. Questa salvezza porta anche a un cambio di dirigenza con il geom. Rossatti presidente, Renato Cipollini ds e Giovanni Galeone richiamato in panchina. Nell’85-86 chiude al sesto posto e al quarto nel campionato seguente con Ferruccio Mazzola come tecnico. Quindi al sesto con GB Fabbri e in campo Ruben Buriani, Fermanelli, Paradiso e Aladino Valoti. Nell’88-89 retrocede in C2, e nella stagione successiva raggiunge il livello più basso del dopo guerra con un decimo posto.

Nel 1990 alla presidenza dei ferraresi arriva Giovanni Donigaglia, con la sua Coop costruttori, programma da subito la risalita, affidando la squadra a G.B. Fabbri, in campo un giovanissimo Paramatti, il libero Albiero e il bomber Mezzini. La promozione in C1, arriva con lo spareggio di Verona (1-0 all’83’ Albiero su rigore), contro la Solbiatese. La Spal centra subito il doppio salto promozione in B con Discepoli in panchina e Fabbri DT, ma retrocede subito. Tra gli spallini del periodo Paramatti, Messersì, Mignani, Papiri, Brescia, Lancini.

Nel 93-94 dopo aver eliminato il Bologna in una doppia sfida (2-0 e 0-1), conquista la finale play-off. A Verona però è il Como di Tardelli che si impone. In squadra il biondo funambolo Nappi.

Play-off raggiunti anche nel 95-96, dopo un campionato sempre in vetta, ma perde clamorosamente la doppia semifinale ancora contro il Como.

Per la stagione seguente, Donigaglia lascia la carica di presidente e gli succede l’avv. Guzzinati, la stagione è tra le più buie della storia ferrarese, si parte con ambizioni fondate di Serie B, squadra attrezzatissima fatta non badando a spese, ma al termine retrocede in C2, ai play-out, contro l’Alzano.

Donigaglia decide di tornare e rinnova completamente lo staff. Il ds diventa Ranzani e allenatore è Gianni De Biasi, la squadra va subito in vetta e tiene alle spalle il Rimini, conquistando direttamente la promozione in C1, grazie anche a un bomber come Emanuele Cancellato e a centrocampo l’ex doriano Pari. 1998-99 sempre con lo stesso gruppo, si comporta bene in C1 e vince la Coppa Italia di C, contro il Gualdo. Nella rosa l’attaccante Pellisier.

La squadra viene affidata a D’Astoli che chiude a metà classifica. L’annata successiva ci sono rinnovate ambizioni, con la panchina affidata inizialmente a Scanziani, cui subentra Melotti che porta gli estensi in salvo. In formazione attaccanti di valore come Cancellato, Cerbone, Temelin oltre a Pellisier.

2001-02 dodicesimo posto finale, in panchina si alternano Melotti e Perinelli, in porta Pierobon, attacco formato sempre da Cerbone, Temelin e Pellisier. Per la stagione seguente la società in pratica si ritrova in mano agli ex dirigenti del fallito Cosenza con Pagliuso e Lino Di Nardo. In panchina Walter De Vecchi sostituito poi da Sonzogni, con la coppia d’attacco formata da Artico e Temelin. In rosa l’esperto Zanoncelli con Pirri, Altomare e La Canna.

Nel 2003-04 si parte con Sonzogni, sostituito poi da Giancesare Discepoli, che porta la squadra dal fondo a ridosso delle prime chiudendo al nono posto, con un attacco di assoluto valore formato da Artico, Andy Selva, Succi e Temelin.

2004-05 in panchina arriva l’emergente Massimiliano Allegri, che chiude al nono posto. In rosa Pirri, Berrettoni, Consonni, La Canna, Cunico. In estate la situazione finanziaria già incerta degli anni precedenti si aggrava, venendo dichiarata fallita, riparte dalla Serie C2, grazie al Lodo Petrucci con il nome di Spal 1907, guidata da Gianfranco Tomasi, imprenditore edile di Comacchio.

Affidata inizialmente a Beruatto, a cui subentra Nicoletti, per una salvezza sofferta con l’ex napoletano Sesa a centrocampo. 2006-07 come tecnico Leonardo Rossi, in campo Firmino Elia, oltre al ritorno della bandiera Servidei e Bisso. Arriva ai play-off, dove in semifinale viene eliminata dalla Paganese, con sconfitta di misura in Campania e pareggio per uno a uno a Ferrara.

Per il campionato seguente panchina affidata a Francesco Buglio, in avanti l’argentino ex Padova e Palermo, La Grotteria. Ai play-off viene eliminata dal Portogruaro, ma in estate viene ripescata in Prima Divisione. Arriva anche il cambio di proprietà con l’ingresso di Cesare Butelli. Nel 2008-09, con Aldo Dolcetti in panchina prova una vana rincorsa ai play-off, trascinata dalle reti di Rachid Arma. Stessa situazione nel campionato successivo, con il cambio di panchina, con il subentro di Notaristefano. Nel 2010-11, parte con ambizioni di alta classifica, ma complice l’infortunio del bomber Ciprani, rimane lontano dai primi posti, con Remondina che subentra in panchina. Per la stagione successiva il tecnico è l’emergente Stefano Vecchi, cui viene affidata una squadra giovane. La formazione nonostante le 18 reti di Arma, non gira e retrocede dopo i play-out con il Pavia. In estate arriva anche l’esclusione dal campionato per problemi di natura economica. Riparte per la prima volta nella sua storia dalla Serie D, che chiude al settimo posto. Il 12 luglio 2013, arriva la fusione con la Giacomense della famiglia Colombarini, militante in Seconda Divisione. La nuova società Spal 2013, acquista il marchio storico della SPAL e viene iscritta in Seconda Divisione Lega Pro, sotto la guida tecnica di Massimo Gadda, conclude al 6° posto, che consente di accedere al campionato di Lega Pro unico.

La stagione 2014-15, con Leonardo Semplici subentrato a Oscar Brevi alla 17^ giornata, sfiora i play-off.

Per il campionato seguente con il confermato Semplici, arrivano Nicholas Giani e Luca Mora, che saranno i pilastri di un’incredibile scalata nel breve volgere di due stagioni.

Annata chiusa al primo posto con nove punti di vantaggio sul Pisa secondo, la SPAL riconquista così la Serie B dopo 23 anni, vincendo anche la Supercoppa di Lega.

In serie cadetta la rosa viene costruita per centrare una salvezza tranquilla, sempre con Semplici in panca. Un avvio di assestamento, poi una cavalcata che si conclude il 13 maggio 2017, a Terni, con la conquista della Serie A, dopo 49 anni.

Nella massima serie non opera grandi stravolgimenti confermando i punti di forza Meret, Vicari e Lazzari, in avanti Antenucci, Floccari con Paloschi e Borriello. Al termine della stagione arriva la salvezza. Per la stagione 2018-19, conferma del gruppo storico delle ultime annate, cui vengono aggiunti Bonifazi, Valdifiori, Fares e Petagna. Per un campionato chiuso al tredicesimo posto.  Per la terza annata consecutiva nella massima serie c’è sempre il gruppo storico, ma le cose non girano. Si chiude un ciclo vincente con l’esonero di Semplici alla 23^ giornata; al suo posto Di Biagio, che non riesce nell’impresa di centrare la salvezza.  In serie cadetta, la squadra viene rinnovata, con la panchina affidata a Pasquale Marino, che viene però esonerato dopo 29 gare.