Alla scoperta del Monferrato, dove la pianura piano piano lascia posto alle colline, le vigne prendono il posto del riso, le strade leggermente in salita, il verde più verde e tanti Castelli ci guardano.

Qui si trova il piccolo, ma davvero bello, borgo di Montiglio, con una storia da ricordare, legata al suo suggestivo castello.

E’ un giorno di sole che mi porta a cercare questo borgo, incuriosita dal Castello e anche da tante altre cose.

La piazza offre un comodo parcheggio e poi s’incomincia a salire verso il Castello, piano piano, attraversando una strada piuttosto ripida, fiancheggiata da graziose residenze abbellite di fiori, dalla scuola, da una curiosa abitazione a torre, da una Chiesa, dal Municipio.

Il borgo di Montiglio durante il Medioevo faceva parte del Comitato del Monferrato e dal 935 al 961 ne fu signore il marchese Berengario, che divenne poi re d’Italia.

Nel 1164 Federico Barbarossa conferì a Guglielmo di Monferrato il governo sull’intera valle Versa e quindi la signoria su Montiglio, che da allora fu teatro degli scontri tra il libero comune di Asti e il marchesato del Monferrato, terminati con la vittoria degli astigiani.

Il castello di Montiglio rimase al marchesato, e ne seguì le vicende fino alla sua annessione nel 1707, con la pace di Utrecht, ai territori sabaudi, poi la sua storia divenne quella del Regno di Sardegna e in seguito dell’Italia moderna.

In origine il castello di Montiglio era un fortilizio, organizzato su tre livelli e difeso da una robusta cinta muraria costruita nel 1481 per ordine del marchese Guglielmo VIII.

All’inizio del Novecento fu messo in vendita e acquisito da Walter Levi che iniziò i primi lavori di ristrutturazione.

Noto per la sua torre a tre piani che poggia su tre ordini di terrazze e termina con un alto muro di cinta che cinge l’intero maniero, l’edificio, con una pianta lineare a L irregolare e allungata, è la parte residua di un precedente edificio con pianta a U, che comprendeva una torre più alta al centro e un avancorpo che si espandeva davanti al ponte per sfruttare al meglio le caratteristiche difensive.

Una porta ad arco acuto conduce alla sala delle bifore e del camino, costituita da due volte a crociera e archi a ogiva, mentre la camera del marchese Borsarelli presenta arredi d’epoca e una teca con reperti medievali.

La biblioteca del castello un tempo custodiva il prezioso fondo archivistico, ora depositato nell’Archivio di Stato di Asti, mentre la sala della musica, decorata con motivi neoclassici, ricorda la figura di Bonifacio I, grande mecenate, che ospitò a Montiglio il celebre trovatore Rambaldo di Vasqueiras.

Ma Montiglio Monferrato è noto anche per essere il Paese delle Meridiane, ben cinquanta, quasi tutte restaurate o create dal Maestro montigliese Mario Tebenghi.