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Uno dei polmoni verdi di Torino…

Le prime notizie sul giardino del castello di Torino risalgono al 1402, quando furono registrate le spese per l’ingrandimento dell’edificio durante il governo di Ludovico principe d’Acaia nei Conti della Vicaria e Clavaria di Torino, nei registri erano annotate le spese sostenute via via per la manutenzione del castello e delle fortificazioni cittadine.

I Conti esaminati, oggi nell’Archivio di Stato di Torino, abbracciano un arco cronologico dal 1402 al 1516.

Per ricreare il giardino, agli inizi del terzo millennio, sono state quindi seguite le indicazioni contenute nei documenti medievali, rispettando la suddivisione dello spazio in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) come anche la presenza degli arredi tradizionali (falconara, porcilaia, recinto delle galline).

In questo spazio, oltre alle piante e alle specie vegetali, sono state inserite piante ed erbe non descritte nelle fonti, ma presenti nei giardini medievali tra Italia e Francia, in base alle indicazioni fornite dai trattati di agricoltura e piante medicinali del XIV e XV secolo.

L’Orto (hortus) organizzato secondo uno schema a scacchiera formato da aiuole rettangolari, era frequentato dal principe durante le sue passeggiate all’ombra dei peri e dei meli, e dai giardinieri del castello, che curavano le piante necessarie a rifornire regolarmente le cucine di legumi, ortaggi, aromi ed erbe medicinali, mentre la recinzione serviva per impedire l’ingresso degli animali.

Presso il Bosco e Frutteto (viridarium) un boschetto con piante ad alto fusto, posto fuori dalle mura del castello, in un’area in cui trovano posto la porcilaia, la falconara, la colombaia e i mulini, nel castello di Torino lavoravano ben cinquanta giardinieri.

Oltre a castagni, noci, salici, pruni, sorbi, ciliegi, ulivi e palme, una parte dello spazio era occupata dalla vigna del principe, che produceva il vino per la mensa del castello.

Il Giardino del principe (iardinum domini) lo spazio privato dei principi, per la lettura, la conversazione, il riposo e il gioco nel medioevo si trovava sul limite meridionale della città, vicino alla cinta muraria e alla Porta Fibellona ed era chiuso da mura costeggiate da cespugli di more, lastricato in pietra e presentava un pergolato di vite.

Nel giardino c’erano la fontana, sedili in laterizio rivestiti d’erba e una serie di vasi in maiolica decorata con piante profumate come lavanda, salvia, maggiorana e la principessa d’Acaia Bona di Savoia teneva nella zona una gabbia di pappagalli.

Il Giardino si presta a molteplici usi socio-didattici e rappresenta per Palazzo Madama una forte opportunità di sviluppo e di ampliamento dell’offerta-museo, sia per i percorsi, sia per la possibilità di indirizzare a nuovi temi legati all’ecologia della città, all’importanza delle aree verdi nella vita delle comunità, alla loro storia e ai problemi della loro tutela di oggi.

La ricostruzione del giardino medievale consente l’approccio a specie vegetali marginali, recuperando il valore della bio-diversità, favorendo e promuovendo progetti in collaborazione con altre istituzioni cittadine, grazie al significativo contributo di 1 milione e 100 mila euro della Fondazione CRT nell’ambito del più ampio progetto Giardini e Parchi Storici.