fenoglio langhe

Uno dei romanzi simbolo della Resistenza, dal punto di vista di un intellettuale…

Il caso del Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio è quello di un capolavoro incompiuto, con due stesure non definitive e il cui destino doveva essere molto diverso.

La storia del romanzo di Fenoglio cominciò dopo la sua morte, avvenuta il 18 febbraio 1963, quando venne scoperto tra le sue carte dal fratello Walter e, nonostante gli fosse stato esplicitamente richiesto da Beppe di distruggere il suo lavoro, lo consegnò all’Einaudi.

Dopo un lungo lavoro redazionale, curato da Lorenzo Mondo, il romanzo venne pubblicato nel 1968, nella collana Supercoralli, in copertina un acquarello astratto di Sonia Delaunay.

Il romanzo racconta gli ultimi mesi della Resistenza sulle colline intorno ad Alba attraverso gli occhi di Johnny, studente universitario cresciuto nel mito della letteratura anglosassone.

Ritornato presso i suoi famigliari a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, il protagonista decide di dare il proprio contributo alla lotta contro il regime nazi-fascista.

La vicenda editoriale del Partigiano è particolarmente complessa, dato le due diverse stesure della stessa opera lasciate allo stadio di bozza, poiché Fenoglio amava sottoporre i propri scritti a lunghi rifacimenti.

La prima stesura parte dal ritorno da Roma ad Alba e dall’imboscamento di Johnny nella casa in campagna e termina lasciando intendere che sopravvivrà alla guerra, in una curiosa mescolanza d’italiano e inglese, definita poi da alcuni critici Fenglese.

Nella seconda stesura, meno estrosa e meno ricca di anglismi, divisa in blocchi narrativi più ampi e che inizia con l’esperienza del protagonista presso i partigiani comunisti, si lascia intendere che Johnny troverà la morte in uno scontro a fuoco.

L’autore in una lettera del 1957 a Italo Calvino raccontò di un libro che avrebbe dovuto abbracciare l’intero periodo di guerra, 1940-45.

Anche il momento in cui fu scritto Il Partigiano è incerto, se Maria Corti sostenne che la prima idea del romanzo era dopo la conclusione della guerra, altri critici, tra i quali Eugenio Corsini, lo ritengono l’ultimo progetto elaborato da Fenoglio, come una summa di tutto ciò che aveva scritto fino a quel momento.

Nella prima edizione Lorenzo Mondo, oltre a scegliere il titolo, fece una fusione tra le due diverse bozze con un montaggio suggestivo, necessarie uniformazioni riguardo a nomi di luoghi e personaggi non sempre omogenei.

Subito dopo la pubblicazione ci fu la necessità di un’edizione critica del testo, attenta ai problemi linguistici e filologici di cui Mondo non aveva tenuto conto.

Uscì così nel 1978, ancora per Einaudi, la seconda edizione, diretta da Maria Corti e curata da Maria Antonietta Grignani, che rifiutò l’unione delle due versioni e le propose autonome.

Il terzo e ultimo assetto testuale, curato da Dante Isella, venne pubblicato nell’edizione Romanzi e racconti di Fenoglio della Biblioteca della Pleiade dell’Einaudi nel 1992 e riproposto nell’edizione Einaudi Tascabili nel 1994 e nel 2005.

Isella fece riferimento alla prima edizione del Partigiano, offrendo però un montaggio leggermente diverso da Mondo, utilizzando i capitoli 1-20 della prima stesura e i capitoli 21-39 della seconda, oltre al saggio di approfondimento La lingua del partigiano Johnny.