Nel 1956, a Lisbona, la Fifa decise di far tornare il mondiale in Sudamerica dopo le ultime edizioni europee, ma la scelta del Cile non destò poche polemiche.

Argentina e Italia, che erano favorite come organizzatrici, accusarono le scarse condizioni di sviluppo del Cile, inadeguate a ospitare un evento del genere, peggiorate dalla tragedia del terremoto di Valdivia del 1960.

Ma la nazione sudamericana mise a disposizione del torneo quattro città, Santiago del Cile, Vina del Mar, Rancagua e Arica.

Ben cinquantasei nazionali si contesero i 16 posti per la fase finale e alla fine furono Cile, Brasile, Argentina, Colombia, Spagna, Messico, Jugoslavia, Uruguay, Ungheria, Germania Ovest, Inghilterra, Italia, Urss, Cecoslovacchia, Svizzera e Bulgaria.

Il mondiale cileno fu criticato anche per l’organizzazione della fase a gironi, con l’introduzione del Quoziente Reti”che andava a sostituire gli spareggi nel caso di arrivo a pari punti, che era essenzialmente il risultato del rapporto di reti realizzate e subite da una determinata squadra.

A beneficiarne fu l’Inghilterra, che prevalse sull’Argentina nel gruppo tre come seconda classificata.

Il cammino dell’Italia si concluse già nella fase a gironi, gli azzurri erano stati inseriti in un girone ostico con Germania Ovest, Cile e Svizzera, guidata dal duo Paolo Mazza e Giovanni Ferrari e arrivarono in Sud America grazie un doppio successo contro Israele, ma consapevoli di non essere tra i favoriti.

L’esordio nel torneo vide un pareggio per 0 a 0 contro la Germania Ovest, ma la gara che segnò l’eliminazione degli italiani fu quella contro il Cile, avvenuta il 2 giugno nella storica Battaglia di Santiago.

Gli azzurri erano sotto pressione ancor prima di iniziare il match grazie ai fischi assordanti dei tifosi cileni che odiavano le critiche dei giornali italiani verso il loro paese.

La situazione degenerò in campo grazie al gioco duro sia da parte dei cileni che degli italiani, mentre Ken Aston, l’arbitro della gara, non riuscì mai a prendere le redini del match entrando in balia della violenza dei giocatori.

Tra espulsioni, mancate segnalazioni da parte del direttore di gara e numerosi interventi delle forze dell’ordine locali, il Cile riuscì a vincere per 2 a 0 eliminando così l’Italia.

Alla fine, le otto squadre che riuscirono a qualificarsi per i quarti furono Urss, Jugoslavia, Germania Ovest, Cile, Brasile, Cecoslovacchia, Ungheria e Inghilterra.

Il secondo turno del torneo vide l’eliminazione di: Inghilterra, Ungheria, Germania Ovest e Urss, vittima dei cileni che riuscirono a mettere fuorigioco sia il Ragno Nero Jascin con un colpo alla testa e Dubinski fratturandogli tibia e perone, vincendo poi per 2 a 1.

Il Brasile, orfano di Pelé che concluse il suo mondiale per uno stiramento nella fase a gironi, fu guidato da Garrincha che contribuì alla vittoria per 3 a 1 contro l’Inghilterra, mentre Cecoslovacchia e Jugoslavia si imposero di misura per 1 a 0 sull’Ungheria e la Germania Ovest.

Le semifinali videro l’eliminazione dei cileni, che si arresero per 4 a 2 contro i campioni in carica, mentre la Cecoslovacchia riuscì a conquistare la finalissima grazie a una vittoria per 3 a 1 sulla Jugoslavia.

Ancora una volta il Brasile si ritrovò a disputare una finale mondiale, contro una Cecoslovacchia in uno dei momenti di massimo splendore, dopo la vittoria nella Coppa Internazionale 1955-1960.

Punta di diamante della formazione europea era Josef Masopust, la stella del Dulka Praga con la quale vinse ben 8 campionati cecoslovacchia e 3 coppe nazionali.

Il 17 giugno 1962 all’Estadio National de Chile scendevano in campo Brasile e Cecoslovacchia per contendersi la settima edizione della coppa del mondo di calcio.

La partita fu ben giocata da entrambe le squadre che non si risparmiarono.

Ad andare in vantaggio fu la Cecoslovacchia con una rete di Masopust che al quarto d’oro del primo tempo batté Gilmar.

La reazione brasiliana fu immediata e pochi minuti fu Amarildo a segnare, così il primo tempo di concluse con un 1 a 1.

Il secondo tempo vide il Brasile passare in vantaggio con Zito per poi raddoppiare con Vavà., con un netto 3 a 1 per i verdeoro, che si riconfermarono per la seconda volta campioni del mondo.