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Dino Zoff è stato uno dei portieri più bravi e amati della storia del calcio italiano e della nazionale, legato alla Juventus e alla vittoria del mondiale di calcio 1982, nel suo ruolo di capitano della squadra.

Nato il 28 febbraio 1942 a Mariano del Friuli, in provincia di Gorizia, Zoff debuttò in serie A il 24 settembre 1961 con l’Udinese, giocò poi con il Mantova dal 1963, con il Napoli dal 1967 e con la Juventus dal 1972.

Fece il suo esordio con la maglia della nazionale azzurra all’età di ventisei anni, il 20 aprile 1968, in Italia – Bulgaria, finita 2 a 0, allo stadio San Paolo di Napoli, oggi dedicato a Maradona.

Sei settimane più tardi Zoff fu determinante per la vittoriosa avventura italiana agli Europei.

Oltre a detenere il record di presenze, Zoff con la Nazionale rimase imbattuto per 1.134 minuti, dal 20 settembre 1972 al 15 giugno 1974 e in campionato mantenne inviolata la porta per 903 minuti nella stagione 1972-73, limite rimasto imbattuto per più di dieci anni e superato dal portiere del Milan Sebastiano Rossi nel 1994.

Zoff giocò 112 partite con la Nazionale, della quale fu capitano per 59 volte e fu campione del mondo all’età di 40 anni, nell’estate del 1982.

Indimenticabile la partita a carte sull’aereo con l’alloora Presidente della Repubblica  Sandro Pertini

Il suo addio al calcio avvenne nel 1983 al termine di un’annata dove l’Italia giocò al di sotto delle aspettative.

Zoff disputò l’ultimo incontro per la squadra azzurra il 29 maggio 1983 a Göteborg, contro la Svezia, dove l’amara sconfitta, per 2-0, costò agli azzurri la qualificazione agli Europei del 1984.

Inoltre quattro giorni prima la Juventus, grande favorita, aveva perso contro l’Amburgo la finale di Coppa dei Campioni ad Atene.

Dopo il ritiro Zoff divenne il preparatore dei portieri nella Juventus, prima di essere chiamato ad allenare la Nazionale olimpica e in qualità di allenatore tornò alla Juventus guidandola per due anni, vincendo la Coppa UEFA e la Coppa Italia nel 1990.

Zoff dalla Juve passò alla Lazio, dove ebbe il ruolo sia di allenatore che di dirigente e per due anni fu allenatore della Nazionale, dal 1998 in sostituzione di Cesare Maldini al 2000.

Uomo dalla personalità unica, Dino non esitò nel 2000 a dimettersi in seguito alle critiche incautamente espresse sul suo operato come Ct, tornò in seguito alla Lazio come allenatore per un anno, poi di nuovo come dirigente.

Pochi anni dopo ebbe un’ultima esperienza come allenatore, nel campionato 2004-2005 guidò la neopromossa Fiorentina, subentrando in gennaio al posto di Sergio Buso, portandola alla salvezza proprio nel finale di campionato, per poi ritirasi definitivamente dal mondo del calcio.