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Nel centro di Castelnuovo Scrivia, nel basso Piemonte, ai confini con la Lombardia, c’è una chiesa dalla storia molto antica…

Dell’antica pieve di Castelnuovo Scriva si ha testimonianza a partire dal 1184, ma le attività del cantiere della chiesa attuale risalgono tra il 1165 e il 1183.

Infatti appartengono a questo periodo i pilastri occidentali del quadrato d’incrocio fra il corpo longitudinale e il transetto, la navata minore meridionale e parte del muro della facciata sud del transetto, dietro l’organo, decorata da un fregio di archetti pensili a pieno centro.

La chiesa è uno dei rari casi di datazione certa perché lo scultore Magister Albertus firmò la lunetta del portale nel 1183 con la frase “Io maestro Alberto, ho fatto nell’anno 1183 dall’incarnazione del Signore Nostro Gesù Cristo, regnante l’imperatore Federico (Barbarossa), essendo Otoba supervisore dei lavori”.

Non si sa chi fosse Otoba, un capocantiere o un maestro, ma è molto significativo che Albertus si sia firmato e abbia potuto fregiarsi del titolo di magister.

La costruzione dell’edificio fu favorita dal fatto che il comune di Castelnuovo, di parte ghibellina, fu alleato del Barbarossa e partecipò alla distruzione di Tortona nel 1155 ottenendo in cambio immunità, privilegi e fondi per opere pubbliche.

La chiesa venne poi rimaneggiata nel XIV, XVII e XX secolo, ma gli interventi non furono tali da alterare l’impianto romanico, come si nota nella facciata caratterizzata dal portale a falso protiro, molto semplice rispetto ad altri esempi in area piacentina e pavese, dei quali subì l’influsso.

Le sculture della lunetta rappresentano la lotta di Sansone col leone, un tema iconografico classico ed è uno dei lavori più pregevoli della scultura della seconda metà del XII secolo in area padana.

I capitelli di sinistra riproducono una serie di grifoni, mentre quelli di destra rappresentano scene di vita nelle diverse stagioni dell’anno.

All’interno della Chiesa, a cinque navate, di fianco al portale sinistro c’è un affresco del primo Quattrocento con la Madonna della Misericordia, oltre ad alcuni capitelli romanici, probabilmente opera del magister Albertus con foglie e palmette d’imitazione corinzia.

Ci sono delle tele di artisti locali come Pietro Grassi, Tirsi Capitini e Francesco Mensi, oltre alla cappella del Santissimo Sacramento, detta anche capella lunga, e all’Ultima cena del castelnovese Alessandro Berri, nipote di Vincenzo Bandello, custodita nella cappella in fondo alla navata sinistra.

In controfacciata si nota un affresco del XV secolo, rappresentante la Madonna della Misericordia, attribuito a Quirico Boxilio da Tortona.