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Le fotografie di Massimo Vitali sono esposte in una mostra presso il Museo Ettore Fico di Torino, fino al 20 giugno. 

La mostra si divide in circa trenta opere scelte nei venticinque anni di produzione dell’artista in un percorso espositivo non scandito in ordine cronologico che è, a tutti gli effetti, il modello di un’esposizione antologica.

Per chi conosce l’opera di Vitali, è bello ritrovare le spiagge italiane assolate e gremite di gente in vacanza (1995), ma è una sorpresa vedere, per la prima volta, gli scatti dei concerti di Jovanotti nel suo ultimo tour italiano del 2019.

L’opera di Massimo Vitali attinge alla storia dell’arte e non solo a quella della fotografia. Italiano d’origine, anglosassone di formazione e con una visione internazionale, Vitali è come un fotografo incline a non lasciare tracce nelle sue opere di momenti legati a fatti storici.

Il suo mondo è sospeso in un fermo immagine cinematografico, infatti, non vi sono mai dettagli identificabili con fatti storici attuali, se non per i titoli che rimandano a raduni affollati o a serate di divertimento in discoteca.

La sua opera mostra luoghi che, al di là dell’interesse geografico, paesaggistico o atmosferico, sono immortalati in una quantità di dettagli e particolari illustrati fino al parossismo. dove le costruzioni vengono restituite in tutta la loro identità e fisicità architettonica; le montagne sono riprese fino all’ultima roccia e lichene; le spiagge e le dune di sabbia sono ammorbidite dai riflessi e dalle ombre percepibili fino all’orizzonte.

Come Canaletto e la pittura settecentesca, Vitali capta ogni minimo dettaglio e lo trasferisce sulla carta fotografica in modo realistico e analitico, dove tutti recitano parti di una commedia scritta in modo corale, le persone appaiono dirette da un regista fuori scena e obbediscono a dettami predefiniti in modo inconscio.

In opere come De Haan Kiss (2001), con due ragazzi in primo piano che si scambiano un bacio, o in Cefalù Orange Yellow Blue (2008), dove vi sono costumi da bagno colorati, è il caso che determina il titolo dell’opera dopo un attento riesame della fotografia.

Invece, in opere come Carcavelos Pier Paddle (2016), il ragazzino, sulla sinistra dell’opera è immortalato nel suo tuffo acrobatico, omaggia la grande storia delle immagini sportive, dal tuffatore del notissimo affresco di epoca romana a Paestum fino al Tuffatore (1951) di Nino Migliori.

L’opera di Vitali, dopo oltre trent’anni di lavoro, è quella di un grande autore classico, immerso nella storia dell’arte italiana e internazionale, che lo colloca fra i grandi artisti di oggi.

Due volumi antologici, editi da Steidl, racchiudono le riproduzioni di tutte le opere esposte.