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Un giornalista senza paura che amava raccontare il Novecento…

Nato a Firenze il 19 maggio 1931, Nicola Caracciolo apparteneva alla famiglia dei principi di Castagneto, terzogenito di Filippo Caracciolo e Margaret Clarke.

Suo padre, il principe Filippo Caracciolo di Castagneto, nato a Napoli il 4 marzo 1903, nel 1934 entrò al Ministero degli Affari Esteri, ricoprendo incarichi diplomatici in Turchia, in Svizzera e a Strasburgo.

Nel dopoguerra Filippo divenne Presidente dell’ACI, mantenendo la carica senza interruzioni nelle successive elezioni fino alla sua improvvisa morte, avvenuta il 16 luglio 1965.

Il fratello di Nicola, Carlo Caracciolo, fu il fondatore del gruppo editoriale L’Espresso e poi del quotidiano La Repubblica con Eugenio Scalfari, sua sorella Marella sposò l’avvocato Gianni Agnelli, presidente della Fiat.

Nicola Caracciolo fu un giornalista notevole e capace, anche corrispondente da Washington per La Stampa.

La sua passione rimase la storia, fin da giovane autore attento alla divulgazione, curatore antesignano di dossier di storia contemporanea, memorabile fu l’intervista all’ultima ex regina d’Italia Maria Josè, che mai aveva rotto il suo silenzio.

Alla fine degli anni Settanta intervistò in tv anche il re di maggio Umberto II.

Tra gli anni Ottanta e Novanta Caracciolo lavorò a importanti inchieste televisive per la Rai come Hitler e Mussolini: Gli anni degli incontri (1998), Galeazzo Ciano una tragedia fascista (1997), Succede un quarantotto (1993) e I 600 giorni di Salò (1991).

Scrisse anche la sceneggiatura del film La fuga degli innocenti (2004) di Leone Pompucci, basato su una storia di bambini ebrei italiani sfuggiti alla persecuzione nazista e rifugiati in Palestina.
Per la Rai curò la serie Il coraggio e la pietà, realizzata con la consulenza dell’amico e storico Renzo De Felice, che, con interviste ai testimoni e ai sopravvissuti, tra cui il rabbino capo di Roma Elio Toaff, raccontava la storia degli ebrei italiani dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938. Esperienze di vita vissute che poi raccontò anche nei libri Gli ebrei e l’Italia durante la guerra 1940-45 ( 1986) e Tutti gli uomini del Duce (1982).

Da pioniere dell’ambientalismo, si batté per la conservazione del paesaggio naturale e contro la realizzazione dell’autostrada Tirrenica in Maremma, dove era di casa, tanto da essere chiamato dalla gente Il principe di Capalbio, oltre a promuovere il premio letterario e la sezione Maremma Tuscia di Italia Nostra.

Nicola Caracciolo morì nella notte del 24 aprile 2020 nella clinica Villa Margherita di Roma, dove era ricoverato da circa una settimana.