Se n’è andata a novantasei anni Valentina Cortese.

Non se n’è proprio andata, è lì, nel suo teatro a Milano, a godersi gli ultimi saluti di un pubblico che l’ha amata, forse invidiata, sicuramente ammirata.

Star di caratura internazionale, donna dalle grandi passioni, una diva nel senso più puro del termine, come si confaceva alle attrici cinematografiche del tempo.

Di lei ricordiamo la bellezza certo, ma soprattutto quel certo non so ché, il sorriso aristocratico ma non distante, gli occhi pieni di poesia, i turbanti, le acconciature, la bellezza.

Nata il 1 gennaio 1923 a Milano da una famiglia di contadini originaria di Stresa (il suo vero cognome era Cortesa) sul Lago Maggiore, da dove forse ha preso quella classe, quell’eleganza innata.

Proprio dalla famiglia e dal loro lavoro nei campi, imparò ad annodarsi il fazzoletto poi sul capo per proteggersi dal sole. Poi sostituito da un più elegante foulard che divenne un elemento caratteristico del suo stile, come il suo profumo di violetta, che segnava il suo passaggio.

Ci tornerà spesso a Stresa e sul lago, luoghi cui sarà sempre legata indissolubilmente. Proprio in vacanza nella sua Stresa, a 17 anni incontrò il primo grande amore della vita, il direttore d’orchestra Victor De Sabata, di trent’anni più anziano.

Dal 1985 al 1987 fu anche ospite del Centro Benessere del Grand Hotel des Iles Borromées.

Con Alida Valli e Anna Magnani, fu una delle attrici di punta del cinema italiano degli anni Quaranta, con il primo grande ruolo come Lisabetta nel dramma in costume La cena delle beffe (1942) di Alessandro Blasetti.

Dopo La regina di Navarra (1942), Orizzonte di sangue (1943) e Quartetto pazzo (1945) Valentine divenne una diva e lavora in film come I miserabili (1948) dove conobbe un giovane Marcello Mastroianni, con cui torno a recitare in Lulù (1953).

Nel 1948 firmò un contratto con la 20th Century Fox e lavorò con James Stewart e Spencer Tracy in Malesia (1949), e venne diretta da Jules Dassin in I corsari della strada (1949).

Il suo film migliore di questa trasferta è La contessa scalza (1954) con divi come Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi, poi tornò in Italia per lavorare con Michelangelo Antonioni in Le amiche (1955) per cui vince il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista, e in Spagna con Luis García Berlanga in Calabuig (1957).

Nel 1958 si ritira temporaneamente dalle scene dopo il suo matrimonio con la star hollywoodiana Richard Basehart, che aveva sposato il 24 marzo 1951 e da cui divorziò nel 1960.

Unione da cui nacque il figlio Jackie (anche lui in seguito attore), la portò alla decisione di rinunciare alla proposta, giunta direttamente da Charlie Chaplin, del ruolo della protagonista in Luci della ribalta nel 1952, poi assegnato a Claire Bloom.

L’attrice tornò alla ribalta con il film Barabba (1961) diretto da Richard Fleischer e interpretato accanto ad Anthony Quinn, Silvana Mangano, Vittorio Gassman ed Ernest Borgnine, poi fu diretta da Federico Fellini in Giulietta degli spiriti e duettò con Ingrid Bergman in La vendetta della signora.

Negli Stati Uniti fu richiamata dopo vari anni, con Rossella Falk, per il ruolo di una sofisticata contessa italiana nel film Quando muore una stella (1968) di Robert Aldrich, a Kim Novak e Peter Finch.

Dopo alcune partecipazioni televisive italiane, come I Buddenbrook, dove fu diretta da Edmo Fenoglio, l’incontro con Giorgio Strehler, suo compagno di vita, dove a teatro mise in piena luce le sue qualità di attrice drammatica.

Strinse un forte sodalizio con Franco Zeffirelli, venendo diretta nel film Fratello sole, sorella luna, nello storico sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth del 76′ interpretò il ruolo di Erodiade, quindi in Storia di una capinera nel 93.

Sempre rispettata anche dal cinema d’oltralpe, nel 1973 lavorò con François Truffaut in Effetto notte, premiato con l’Oscar al miglior film straniero, con cui ebbe una nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista.

La vincitrice di quell’anno, Ingrid Bergman, durante la cerimonia di consegna si scusò pubblicamente con la collega e amica Cortese, affermando che secondo era proprio lei che avrebbe dovuto vincerlo.

Nonostante l’intensa attività teatrale e i ruoli internazionali, in Italia la Cortese partecipò a numerosi film tre commedie, polizieschi, horror e nel suo ultimo film americano, Ormai non c’è più scampo del 1980, lavorò con William Holden, Jacqueline Bisset e Paul Newman.

Nel 1987 partecipò al film di Carlo Vanzina Via Montenapoleone, nel ruolo di una madre dell’alta borghesia alle prese un figlio gay e un anno dopo prese parte a Le avventure del barone di Munchausen di Terry Gilliam come Daisy/Regina della Luna al fianco di Robin Williams.

Nel 2009, calcava il palcoscenico portando in scena il Magnificat di Alda Merini, per la regia di Fabio Battistini.

La sua ultima apparizione televisiva fu nel 2012 a Che tempo che fa, per presentare l’autobiografia Quanti sono i domani passati. Dove ha raccontato con stile i molteplici aspetti della sua vita mondana, il jet-set, e la sua infanzia tra Stresa e Milano.

Nel 2017 il cinema italiano l’ha celebrata alla Mostra del cinema di Venezia con Diva! Un film dedicato alla vita e alla carriera dell’attrice.