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Un gioiello, una meta non lontana da Milano e dalle città lombarde, da visitare, gustare con calma in tutte le sue mille sfaccettature che ci raccontano storie cariche di fascino…

Piccola Atene e città ideale, Sabbioneta era il sogno utopistico del duca Vespasiano Gonzaga, e ora appare, a chi la visita, un’oasi di pace nel mezzo della Pianura Padana, tra la sponda sinistra del Po e il basso corso dell’Oglio. 

Un mondo dove città reale e città ideale s’incrociano, nella geometria di uno dei migliori esempi di sistemazione urbanistica rinascimentale, tra il reticolo delle vie perfettamente ortogonali che ricalca il modello romano del cardo e del decumano, i nobili palazzi, le due piazze principali e, a circondare il tutto, la cerchia esagonale delle mura con i loro baluardi angolari a cuneo rafforzati da terrapieni e lungo le quali si aprono le due porte, Porta Vittoria, la più antica, rivolta a ovest verso la Lombardia, e Porta Imperiale.

Sabbioneta, dal 2008 nel Patrimonio dell’umanità dell’Unesco insieme a Mantova, è un tributo all’antica Roma, simbolo delle idee, le ambizioni, le aspirazioni del suo fondatore Vespasiano, che amava presentarsi come un nuovo Enea.

Il Palazzo Ducale, dimora ufficiale dei duchi di Sabbioneta domina l’omonima piazza, ha un’imponente facciata, sale affrescate con soggetti mitologici, splendidi soffitti lignei, mentre il Palazzo Giardino era destinato agli studi umanistici ma anche ai divertimenti, con una facciata disadorna, mentre gli interni furono decorati minuziosamente, da un gruppo di artisti coordinati da Bernardino Campi tra il 1582 e il 1587, con camere affrescate con episodi dell’Eneide e con le preziose grottesche del Camerino delle Grazie.

Nella Galleria degli Antichi, collegata al Palazzo Giardino, c’è il porticato esterno a campate che ricorda un po’ un acquedotto romano e soprattutto il suo maestoso interno, una sola aula lunga la bellezza di 96 metri.

In cima alla Colonna di Minerva, al centro di Piazza d’Armi e di fronte alla Galleria, si nota una statua di epoca adrianea o antonina, acquistata sul mercato antiquario dal duca.

Nel Teatro all’Antica, inaugurato nel 1590 su progetto del vicentino Vincenzo Scamozzi, innumerevoli sono i rimandi a Roma antica, dalla scritta Roma quanta fuit ipsa ruina docet”ai sette imperatori romani raffigurati sul loggiato, alle vedute di Castel Sant’Angelo e del Campidoglio fra gli archi trionfali.

La chiesa dell’Incoronata, a pianta ottagonale d’ispirazione bramantesca, ha un interno, dove si trova la tomba-mausoleo di Vespasiano, le cui fattezze sono riprodotte da una statua bronzea.

Fra le altre chiese del borgo e dei dintorni, ci sono la chiesa parrocchiale dell’Assunta, con una fastosa cappella, un crocefisso donato da San Carlo Borromeo, la sagrestia, che ospita una copia della Madonna del Divino amore di Raffaello Sanzio, la chiesa della Beata Vergine del Carmine, la chiesa di San Rocco , con tele di Bernardino Campi, del Fiammenghino, del Savi e del Morini.  La Sinagoga, eretta nel 1824 al posto di una più antica, dimostra invece la presenza sul posto di un’importante comunità ebraica.

Una visita meritano le varie sedi del Polo Museale Vespasiano Gonzaga, con il celebre Toson d’oro, l’onorificenza ritrovata nella tomba di Vespasiano, le belle tele di Bernardino Campi e un tesoro ricco di gioielli, argenterie, calici, tessuti, pianete, arredi sacri, statue, tele, manoscritti e codici.

Di notevole interesse sono gli arginelli circondariali che si estendono per circa diciotto chilometri attorno al borgo, con altezza da due a quattro metri, progettati da Vespasiano Gonzaga come difesa dalle esondazioni del Po e dell’Oglio, e più in generale a difesa del territorio.