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La nona edizione di Art City Bologna, programma promosso dal Comune di Bologna che si svolge nell’ambito di Bologna Estate, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi e il coordinamento dell’Istituzione Bologna Musei, propone fino al 13 giugno tra i progetti Vincenzo Agnetti. NEG: suonare le pause a cura di Luca Cerizza negli spazi del Padiglione de l’Esprit Nouveau, partner Banca di Bologna.

Vincenzo Agnetti. Neg: suonare le pause, nel cuore del Fiera District, nel Padiglione de l’Esprit Nouveau, racconta il lavoro artistico di Vincenzo Agnetti, uno degli artisti più importanti dell’arte italiana del secondo Novecento e sperimentatore dell’arte concettuale.

La mostra è costruita intorno alla riscoperta di un’opera a lungo scomparsa, presentata al pubblico per la prima volta in assoluto, mettendo in dialogo sorprendente arte concettuale e musica di ricerca.

A Bologna, grazie al lavoro svolto nel 2019 dall’Archivio Vincenzo Agnetti in collaborazione con l’azienda Recipient.cc di Milano, arriva il Neg, concepito e brevettato da Agnetti e poi costruito in collaborazione con la nota azienda di elettronica Brionvega nel 1970.

Il Neg è stato utilizzato per la realizzazione di una sola opera, Vobulazione e Bieloquenza Neg (1970) video a quattro mani con Gianni Colombo realizzato in occasione della mostra Telemuseo a cura di Tommaso Trini alla Triennale di Milano, e perduta dopo la morte dell’artista.

Nel video Agnetti e Colombo lavorano due macchine e segnali diversi e il pattern di base adottato dal primo viene modificato attraverso il “Vobulatore”, uno strumento elettronico tramite cui è possibile deformare il segnale televisivo, Agnetti utilizza il Neg per rivelare le pause all’interno di un testo da lui stesso pronunciato che spiega l’opera e la funzione stessa del Neg.

Nelle parole dell’artista il Neg è uno strumento per fare della “musica in negativo, infatti Agnetti ha modificato un giradischi stereofonico per far sì che, in mancanza di suono, la macchina producesse un rumore bianco che desse rilevanza al silenzio, alle pause della musica o del discorso.

Frutto di un’operazione concettuale, il Neg nasce dalla riflessione sulla società e sul consumo, e dall’interesse sviluppato da Agnetti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta per il tema del negativo.

La mostra si muove intorno al Neg con una selezione di opere cronologicamente e tematicamente vicine, tramite materiali d’archivio in parte inediti, ricostruisce il contesto in cui il NEG va inserito nella carriera di Agnetti, con Vobulazione e Bieloquenza (1970), e quattro Assiomi dei primi anni Settanta, oltre al Libro dimenticato a memoria (1970), uno dei grandi volumi dove Agnetti ha rimosso la parte testuale lasciando un vuoto enigmatico al centro e trasformando la scrittura in possibilità immaginativa, dando corpo al silenzio cui la scrittura e la parola sono sottoposte.

Brevetto/Neg (1970) è il risultato dell’atto con cui l’opera è stata brevettata presso un notaio rappresentando così l’idea che anticipa la realizzazione.

Dall’altra parte la mostra vuole portare il Neg e l’intuizione di Agnetti nel contesto contemporaneo, grazie al contributo di alcuni musicisti di diversa estrazione, invitati a comporre brani appositamente pensati per essere concepiti ed eseguiti insieme al suono-pausa del Neg.

Nel percorso espositivo sono infatti le performance musicali di Bellows (Giuseppe Ielasi & Nicola Ratti), Ricciarda Belgiojoso & Walter Prati, Gea Brown, Manuele Giannini & Alessandro Bocci (Starfuckers), Alessandra Novaga, registrate in audio da Attila Faravelli e in video da Matteo Frittelli (Alto Piano) negli spazi di Standards a Milano.