Il Museo Nazionale di Palazzo Altemps, nel centro storico di Roma, riapre al pubblico con la grande mostra monografica Savinio. Incanto e mito, a cura di Ester Coen e con l’organizzazione di Electa.

Aperta fino al 13 giugno, l’esposizione di 90 lavori selezionati tra dipinti e opere grafiche, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, fa emergere i molteplici interessi dell’artista che spaziano dalla musica alla letteratura, dalla pittura al teatro.

Eclettico ed erudito, Alberto Savinio, noto come Andrea De Chirico, fratello del metafisico Giorgio, fu un intellettuale dalla complessità straordinaria, capace di far dialogare e unire le discipline umanistiche in un linguaggio visionario e all’avanguardia, un aspetto pienamente messo in luce dall’innesto delle sue opere nella collezione permanente di arte antica del Museo.

I dipinti sulle pareti creano cortocircuiti sorprendenti, suggerendo nuove affinità in un gioco di corrispondenze e accordi liberi e originali, con la statuaria classica ma anche con la decorazione a fresco degli spazi di Palazzo Altemps, una residenza aristocratica ricca di suggestioni, dove si sono succedute i nobili famiglie che hanno lasciato traccia del loro gusto per le arti, fino a diventare la sede del Museo Nazionale Romano dedicata alla storia del collezionismo antiquario.

Le 90 opere in mostra, che sono risalenti agli Anni Trenta e qualche excursus fra le ultime produzioni, provengono da collezioni private, personali e societarie, e da alcuni musei come il Mart di Trento e Rovereto, la Galleria Nazionale di Roma, il Museo civico d’arte di Pordenone, il Museo d’arte moderna Mario Rimoldi delle Regole d’Ampezzo, la Pinacoteca comunale di Faenza, il Musée d’Art Moderne de Paris.

Nelle prime sale della mostra, le montagne, le isole, le spiagge dominate da giocattoli coloratissimi e geometrici si stagliano su paesaggi scuri o sfumati, su mari e montagne esistenti solo come i veicoli di un nostalgico viaggio di ritorno verso la patria infantile.

Poi c’è il Savinio scenografo e costumista, infatti l’intera sala del Galata suicida, la splendida statua romana del I secolo a.C, è occupata dalle opere che l’artista ha realizzato per l’allestimento dell’Edipo Re alla Scala di Milano nel 1948 con le musiche di Stravinskij, e per I racconti di Hoffmann con musiche di Offenbach, sempre alla Scala nel 1949.

Infine ci sono gli dei dell’Olimpo di Savinio, collocati nell’Olimpo greco-romano di Palazzo Altemps, con Apollo dal volto di oca che affianca la statua di Urania che regge in mano il globo, Les Dioscures dal corpo scultoreo sono vicini ad Afrodite accovacciata, mentre i rossi, i verdi e i gialli accesi di un Prometeo acefalo contrastano con il marmo candido e la postura eretta di Hermes Loghios, in un dialogo fra classicità antica e moderna.

Nella sala dove inizia e termina il percorso della mostra ci sono libri e manoscritti che inquadrano a tutto tondo la figura dell’artista, accompagnati da audio d’epoca, mentre Savinio. A-Z, a cura di Ester Coen è il volume pubblicato da Electa in occasione della mostra monografica, per un racconto polifonico in cui 31 autori, provenienti da diverse discipline del sapere, restituiscono in 107 voci la multiforme e poliedrica personalità dell’artista.