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Fino al 25 luglio a Palazzo Lomellini, a Carmagnola, si terrà la mostra …di là dal fiume e tra gli alberi… Intorno al paesaggio nell’arte dal secolo XVII a oggi, a cura di Elio Rabbione.

Organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Carmagnola con la collaborazione dell’Associazione Amici di Palazzo Lomellini, la mostra è stata pensata considerando l’ambiente e il paesaggio declinato nelle varie epoche e nelle varie tecniche, tre gli artisti più differenti, ritrovati ieri e oggi in Italia e altrove.

C’è qualcosa di unico nell’angolo di un giardino, i cieli e le nubi rigonfie, i corsi d’acqua e un mulino sulla riva, il verde degli alberi che vanno a formare imponenti macchie e le distese dei prati che si perdono contro l’azzurro, gli sguardi a perdita d’occhio che possono interessare non soltanto le cime di una montagna, in oltre cento opere.

Un viaggio è possibile grazie all’apporto dei collezionisti e delle Gallerie torinesi che hanno generosamente fornito le tele, che ha coinvolto, per la prima volta, un piccolo e suggestivo museo della Valsusa.

Ad aprire il corpus delle sedici opere dei secoli XVII e XVIII è il barcone di gentiluomini di Jacques d’Artois, seguono i pastori di Nicholas Berchem, ambientati in una campagna romana abitata da rupi e rovine, gli animali da Paul Potter e da Michiel Carree, da Philipp Ross divenuto cittadino romano e Michelangelo Cerquozzi che, con Erminia tra i pastori, si perde in un suggestivo scorcio lontano di paesaggio.

Per l’Ottocento c’è il tempietto classico di Pietro Bagetti e le vedute di campagna di Lorenzo Delleani, la tristezza sperduta nel mare di Enrico Reycend e le ampie distese celebrate da Enrico Ghisolfi, da Giuseppe Camino, da Carlo Follini in un gioco di luci crepuscolari.

Del Novecento arrivano la pacatezza del villaggio bretone di Henry Cahours, quello assolato di Pierre Lesage, il piccolo porto di Emmanuel Laurent, le piccole barche di Dmitrij Kosmin sovrastate da un cielo innaturale, le case di San Pietroburgo di Boris Lavrenko, che allineano movimento e ricercato cromatismo e il bosco di Maya Kopitzeva.

Tra i paesaggi italiani ci sono le opere di Giuseppe Augusto Levis, il lago di Avigliana di Cesare Maggi quasi al riparo degli alberi, l’Inverno di Francesco Menzio dai vasti biancori, il personaggio solitario di Gianni Sesia della Merla immerso nei terreni grumosi del deserto, Luigi Spazzapan che dà un concetto di paesaggio, i gruppi di case di Nella Marchesini, tra il classicheggiante e l’impressionista, sino ad arrivare al Tappeto-natura di Piero Gilardi.

Gli artisti dei nostri giorni sono con i paesaggi di Giancarlo Gasparin, quelli di Luisella Rolle, le distese di alberi e di poggi di Xavier de Maistre, gli spazi siciliani di Pippo Leocata, le montagne di Luciano Spessot, i realistici scorci cittadini di Sandro Lobalzo e Giacomo Gullo, la morbidezza impressionista di Bruno Molinaro, le stilizzazioni di Antonio Presti, e infinite colline dovute al lavoro di Franco Negro e di Adelma Mapelli e quelli di Mario Giammarinaro.