Dal 22 ottobre al 12 marzo 2023 è da non perdere la mostra del Castello di Novara che, con una settantina di capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, si prefigge di illustrare i mutamenti susseguitesi nella città meneghina tra i secondi anni dieci e gli anni ottanta dell’Ottocento, con la caduta del Regno d’Italia napoleonico, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione.
Le trasformazioni avvennero senza soluzione di continuità durante gli anni della Repubblica Cisalpina, del Regno d’Italia, della Restaurazione e del Risorgimento e fecero di Milano una città moderna, bellissima, crocevia di genti, di culture, di arte.
Il percorso espositivo è articolato in sezioni che seguono l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni Sessanta che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.
Il visitatore è accolto nel Castello Visconteo Sforzesco da uno straordinario capolavoro ispirato ad un romanzo di grande successo popolare: I Lambertazzi e i Geremei o Le fazioni di Bologna nel secolo XIII. Cronaca di un Trovatore di Defendente Sacchi (1796-1840.
Firmata da Francesco Hayez (1791-1882), l’Imelda de Lambertazzi in mostra venne eseguita nel 1853 per il collezionista monzese Giovanni Masciaga.
La prima sezione della mostra sarà dedicata alla pittura urbana, termine ideato nel 1829 da Defendente Sacchi per qualificare il nuovo genere di veduta prospettica elaborato e portato al successo tra il secondo e terzo decennio dell’Ottocento da Giovanni Migliara (1785-1837).
Sono esposte numerose opere di Giuseppe Canella (1788-1847), prima alternativa di avanguardia alla pittura prospettica di Migliara,, e di Angelo Inganni (1807-1880) rappresentato da importanti capolavori tra i quali La veduta di Piazza del Duomo con il coperto dei Figini, eseguito nel 1839 per l’imperatore d’Austria Ferdinando I, e La colonna di San Martiniano al Verziere con neve cadente, del 1845.
Nella seconda sezione ci sono i ritratti di personaggi dell’epoca e scene di genere eseguite da Giuseppe Molteni (1800-1867), , pittore, restauratore, ritrattista mondano di fama internazionale e nel contempo sincero autore della vita del popolo.
La terza sezione è dedicata alle Cinque giornate di Milano e agli episodi cruciali che nel marzo del 1848 hanno portato alla temporanea liberazione di Milano dalla dominazione austriaca e la quarta ai lavori dei fratelli milanesi Domenico e Gerolamo Induno, tra i maggiori protagonisti della scena figurativa di quei decenni.
Nella quinta sezione ci sono alcuni lavori di autori fondamentali nel rinnovamento del linguaggio pittorico, Eleuterio Pagliano (1826-1903), Giuseppe Bertini (1825-1898) e Federico Faruffini (1833-1869), insieme a Pagliano tra i primi artisti lombardi ad aggiornare la propria pittura sulle ricerche più avanzate della pittura napoletana incentrate sul colore e sulla luce,
Il percorso espositivo prosegue con alcune opere dipinte da Tranquillo Cremona (1837-1878) e Daniele Ranzoni (1843-1889) come il Ritratto di Nicola Massa Gazzinodi Cremona e il Ritratto di donna Maria Padulli in Greppi di Ranzoni.
L’ultima sezione accoglie alcuni dei maggiori capolavori scapigliati eseguiti dalla metà degli anni Settanta ai primi anni Ottanta.