La storia di un santuario, nel cuore del Milanese, che lega le figure di San Pietro, padre della Chiesa, e del martire San Pietro da Verona, vissuto nel Medioevo …
Tutto cominciò nel 1252, poco dopo il martirio e la canonizzazione del martire domenicano Pietro da Verona quando, nei pressi del luogo della sua uccisione, in suo ricordo, grazie all’iniziativa di alcuni religiosi umiliati, fu eretta una cappella ed un hospitale destinato ad accogliere viandanti e pellegrini.
L’area detta di San Pietro venne poi citata in numerose pergamene tra il 1252 e il 1300.
Nel corso del secolo XIV agli Umiliati subentrarono i Domenicani e con un decreto del giugno 1373 Papa Gregorio XI concesse all’Ordine la facoltà di «ricevere, fondare, costruire e ritenere in perpetuo la chiesa e l’ospizio di San Pietro Martire».
Il desiderio dei Domenicani di dotare il convento di un edificio più grande di quello esistente, anche sotto l’aspetto architettonico, si concretizzò grazie all’intervento del conte Giulio Arese nel corso del Seicento, con la fondazione di un comitato, noto come l’Opera Pia Arese.
I lavori per la nuova chiesa e del nuovo convento ebbero inizio nel 1660 e terminarono nel 1685, sempre grazie alla generosità degli Arese, su progetto di Girolamo Quadrio r, in una fase iniziale, di Francesco Castelli.
Con l’avvento della Repubblica Cisalpina, nel 1798, i Domenicani lasciarono definitivamente il convento, che venne acquistato, insieme alla chiesa, nel 1818 dalla Curia di Milano per accogliere il Seminario Minore Arcivescovile.
All’inizio del Novecento risale la costruzione della cripta, dove si trova un altare con la teca che racchiude il falcastro utilizzato da Carino da Balsamo per uccidere san Pietro da Verona nel 1252.
Nel 1923 la chiesa divenne parrocchiale, ora trasferito ad una chiesa più recente, poco distante. Dopo l’ultima grande ristrutturazione degli spazi conventuali l’edificio ha ospitato il biennio teologico del Seminario, mentre oggi è la sede del Centro Ambrosiano di documentazione e studi religiosi
L’attuale edificio in stile barocco risale nelle sue grandi linee al XVII secolo, dove la facciata della chiesa è caratterizzata dalla sovrapposizione di due ordini architettonici, separati da una trabeazione aggettante e conclude la facciata un timpano triangolare che ne sottolinea il corpo centrale, affiancato a sud dalla torre campanaria.
Una seconda torre, gemella a quella esistente, doveva completare il prospetto della chiesa, ma venne costruita solo fino all’altezza d’imposta del timpano.
L’ordine architettonico mostra nella facciata cinque assi verticali, dei quali i più esterni risultano leggermente arretrati, mentre quello centrale si protende verso l’esterno mediante un pronao sorretto da due pilastri e concluso da un timpano curvilineo che interrompe la trabeazione del primo ordine.
All’interno della chiesa dal corpo centrale si estendono quattro bracci poco profondi e coperti da volta a botte che lo uniscono ai locali di pianta quadrangolare posti agli estremi del blocco.
Lungo i lati nord e sud si aprono due cappelle dedicate alla Vergine del Rosario e a San Domenico, con pregevoli affreschi, i più antichi dell’edificio.
Nel presbiterio l’altare è sovrastato da una cupola impostata su un tamburo molto alto, oltre che da una cupola affrescata da Edoardo Volonterio.
La chiesa contiene opere dei principali artisti attivi a Milano nella seconda metà del XVII secolo, come Antonio Busca (cappelle di San Pietro martire e Madonna del Rosario), Giuseppe Nuvolone, Agostino Santagostino (tela nel coro), i Montalto, Giovanni Battista Costa (tela nel coro) e lo scultore Dionigi Bussola (statua nella cappella della Madonna del Rosario).
