Nota come la dimora di Luchino Visconti, Villa Erba, sulle sponde del Lago di Como, nel medioevo era un monastero, poi acquistato dalla famiglia Peluso, che possedeva la confinante Villa d’Este.

La proprietà passò anni dopo a Luigi Erba, fratello ed erede di Carlo Erba, uno dei maggiori industriali farmaceutici dell’epoca, che vi fece costruire una villa come simbolo del prestigio della famiglia, su un progetto di due architetti come Angelo Savoldi e Giambattista Borsani.

In quegli anni gli Erba ospitarono grandi artisti e nella villa si tenne un’intensa vita culturale e mondana.

Ereditata dalla figlia Carla, che sposò a Cernobbio il duca Giuseppe Visconti di Modrone, la villa fu la dimora nei mesi estivi del figlio, il regista Luchino.

Ogni sala della villa due piani è decorata dalle opere di Angelo Lorenzoli, con i numerosi dipinti inseriti nelle decorazioni di pareti e soffitti tra i quali gli strappi della sala feste, attribuiti a Johann Christoph Storer, e i decori di Angiolo D’Andrea, pittore della Belle époque milanese, senza dimenticare i due ritratti dei primi proprietari della villa, Luigi Erba e Anna Brivio, entrambi di Cesare Tallone.

Nel cuore di Villa Erba ci sono le stanze di Luchino Visconti, dove il regista visse momenti di grande spensieratezza nelle estati della sua infanzia in compagnia dei fratelli e della madre.
Spesso le suggestioni di Villa Erba tornano nei capolavori di Visconti, dalla sala del ballo nel Gattopardo, alla darsena nella Caduta degli Dei fino a Morte a Venezia.

Fu nel 1972 che Luchino Visconti nella Villa terminò il montaggio di Ludwig, uno dei suoi capolavori.

Il Parco secolare di Villa Erba è composto di diverse specie di piante ornamentali, rare, esotiche e secolari, con suggestivi scorci, direttamente affacciati sullo specchio d’acqua, con il colore che muta nel corso delle stagioni.

Nella zona circostante il centro congressi Le Serre, opera di Marco Bellini, c’e l’Acero Americano, introdotto in Europa nel 1688, l’Ippocastano d’India, utilizzato come pianta ornamentale nei viali e in gruppo, il cedro dell’Himalaya, nativo del versante occidentale della vetta asiatica, il Cipresso di Lawson, usato in Italia per il rimboschimento di alcune zone rurali meridionali e il Faggio comune o Faggio occidentale.

Ma la bellezza più suggestiva appartiene sicuramente alle grandi magnolie che donano al parco una fioritura abbondante, con colori che variano di specie in specie.

Intorno alle aiuole e nei camminamenti c’è il Tasso, trattato seguendo le regole dell’arte topiaria, ovvero con una potatura geometrica e ornamentale.

Accanto alla Villa c’è l’Acero Palmato, originario dell’estremo oriente, con foglie dalle numerose gradazioni di colore, dal porpora al verde, oltre all’alloro, pianta aromatica e officinale, metafora di onore e nobiltà, che cresce in perfetta armonia con tutti gli elementi del paesaggio.
Per finire sono da vedere l’Abete rosso, albero della famiglia delle Pinaceae diffuso in tutta Europa che raggiunge un’altezza di quaranta metri, e il Pioppo tremulo, che può arrivare fino a tre/quattro metri di diametro, per un’altezza di 25 metri.

Ora la villa, con parte dei terreni, è sede d’incontri e convention, come Orticolario, la storica manifestazione autunnale sul giardinaggio.