Tra boschi e pascoli, a 800 metri d’altitudine, il piccolo borgo molisano di Castel del Giudice si trova in un territorio ricco di vegetazione al confine con l’Abruzzo, attraversato dalle acque limpide del fiume Sangro.

Le origini di Castel del Giudice risalgono al periodo medioevale ma non si hanno notizie certe, soprattutto per l’assenza di documenti, dovuta ai numerosi terremoti ed eventi che hanno distrutto, con il tempo, gli edifici del paese.

Il nome del paese deriva  da Castrum Judicis o da Castellum Judicis, appellativo che rimanda a una fortezza nella quale si trovava un’autorità che amministrava la giustizia locale.

Per la posizione del borgo nella parte terminale del tratto tra Sprondascino e Castel del Giudice i primi insediamenti della zona erano nati come un luogo di riposo dalla transumanza, nel periodo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.

Tra il Trecento e il Quattrocento, il borgo vide il suo massimo splendore sotto il regno del capitano Giacomo Caldora.

Seguirono numerose dominazioni straniere fino al 1686 quando Castel Del Giudice passò sotto il dominio dei D’Alessandro poi, nei secoli successivi, il borgo seguì le sorti del Mezzogiorno d’Italia.

Tra le vie di Castel del Giudice è possibile trovare numerose architetture di pregio come la chiesa parrocchiale di San Nicola, in stile barocco, risalente al XV-XVI secolo, mentre quella dell’Immacolata, distrutta durante la guerra mondiale, è stata ricostruita successivamente.

Da vedere è anche il santuario della Madonna in Saletta e la Cappella di Sant’Antonio, recentemente restaurata.

Vicino al borgo si trova la frazione di Borgo Tufi, perfetto esempio di recupero conservativo e di nuova destinazione d’immobili rurali abbandonati.

Al suo interno si trovano sessanta posti letto, sala convegni che ospita incontri di respiro nazionale e internazionale, una Spa e un ristorante.

Formaggi, latticini, funghi, e tartufi sono alcuni tra i prodotti più utilizzati nella cucina tradizionale di Castel del Giudice.

Tra le ricette del borgo troviamo la pecorara (pechra a ru cuttur) un piatto a base di carne di pecora o castrato che era cucinato dai pastori durante la transumanza.

Altri piatti tipici a base di carne sono il capretto con il cacio e le uova, l’agnello impanato (mugljcrat), e l’agnello o il coniglio con i funghi galletti.

Tra i primi piatti spiccano prelibatezze la polenta, il pancotto con patate (pan’cuott e patan), la lasagna con i funghi e la pasta con sugo di carne di agnello.