maschere

Una ragazza dal fare svelto e deciso, come una vera milanese…

Cecca, in milanese Cècca, è un personaggio del teatro milanese, in passato maschera della commedia dell’arte, è la moglie di Meneghino, altra nota maschera milanese nonché uno dei simboli di Milano.

Ma Cecca, il cui nome è la forma dialettale e colloquiale di Francesca, è anche detta Cècca di birlinghitt per via dei fronzoli, nastri, guarnizioni di cui ama abbigliarsi e insieme al marito forma la classica coppia popolare milanese, Meneghín e Cècca.

L’abito indossato da Cecca è costituito da un corsetto di velluto nero con pizzi bianchi e bottoni d’oro, una gonna di panno color granata con palline bianchi, mentre il grembiule è bianco, le calze sono azzurre e come calzatura indossa degli zoccoli in legno.

Sulle spalle indossa uno scialletto di tulle, mentre sulla testa ha la tipica coroncina pieghettata di tradizione brianzola, la cosiddetta guazza.

Come Meneghino la briosa servetta non indossa la maschera, a dimostrazione della sua autenticità e onestà.
Di carattere allegro e sorridente, Cecca è abile nel risolvere i problemi domestici grazie alla sua fantasia, buona volontà e abilità, una capacità che usa per servire al meglio i suoi padroni e per aiutare Meneghino nel suo lavoro.

Insieme Meneghín e Cècca, con fantasia, volontà, sacrificio, abilità e spirito imprenditoriale, riescono sempre a far quadrare i conti di casa.

Prima di Meneghino però Cecca era la compagna di Beltramm de Gaggian, servitore sempliciotto e buono, un po’ tonto e che passò a indicare le persone non troppo astute come vess de Gaggian o vess un Beltramm, oppure come Beltramm de la Gippa per la caratteristica ampia casacca.

Questo personaggio era caratterizzato dalla maschera marrone, berretto nero, giacca, pantaloni e mantello, scarpe in pelle, cintura gialla, le calze, il colletto e i polsini bianchi.

Gli attori che impersonavano Beltramm nelle corti coinvolgevano il pubblico salendo a volte anche sulle tavole: da ciò deriva il termine saltimbanco.

La versione milanese di Pierrot o Pulcinella, sempre presente in quegli anni, si chiamava Lapoff, poiché era vestito di bianco e caratterizzato da un cappello largo e floscio chiamato laapouff, un nome probabilmente onomatopeico della cui origine non ci sono riscontri certi.

Ma c’era anche il Bosin, che era invece niente più che il cantastorie delle storie della Milano che festeggiava il Carnevale.