Il calcio arrivò ad Alessandria alla fine dell’Ottocento, quando si tenne una partita durante la quale una squadra di Alessandria vinse contro il Genoa.
Nel 1896 fu creata l’Unione Pro Sport Alessandria, seguita dalle squadre di calcio del club atletico Forza e Concordia e Forza e Coraggio. L’Unione Pro Sport partecipò ad alcuni tornei a Torino e Genova tra il 1897 e il 1898, poi nel 1897 vinse il trofeo di calcio al Concorso Nazionale di Ginnastica a Genova.
Il 15 marzo 1898 venne invitata a entrare a far parte dei costituenti della FIF, prese parte al primo turno di qualificazione ufficiale del campionato e, sentendosi penalizzata a favore di FBC Torinese e Genoa CFC, preferì continuare a partecipare ai tornei organizzati di FGNI.
Sul finire del 1911 i membri di Forza e Coraggio, tra cui Alfredo Ratti con Enrico Badò, Amilcare Savojardo già forte di un’esperienza calcistica nella Vigor Torino, soliti trovarsi presso il Bar Milano, decisero di fondare una squadra che potesse finalmente disputare il Campionato Italiano e il 18 febbraio 1912 ci fu la nascita dell’Alessandria Foot Ball Club con Ratti eletto primo presidente e Savojardo allenatore. La prima casacca è celeste con banda bianca a strisce verticali, già utilizzata dalla Vigor Torino. Le prime partite si disputarono in Piazza d’Armi, l’attuale Piazza Matteotti.
La squadra fu ammessa alla Promozione per la stagione 1912–13, ottenendo subito il salto di categoria dopo lo spareggio giocato contro la Vigor Torino a Novara, con vittoria per 3–0, approdando nella massima serie del tempo.
Nel 1913 la squadra reclutò il giocatore-allenatore inglese George Arthur Smith, proveniente dalle fila del Genoa, mancando per soli due punti l’ammissione alla fase finale. In quella stagione fa la sua apparizione come tesoriere, una figura storica per il calcio alessandrino e poi nazionale, Augusto Rangone. Capo della commissione arbitrale, dirigente di Lega, giornalista. Fece parte della commissione tecnica alla guida della Nazionale italiana e ne fu allenatore, guidando gli azzurri ai Giochi Olimpici del 1928 ad Amsterdam, dove ottennero il terzo posto. Nel 1949, la FIGC gli conferì il riconoscimento di “pioniere del calcio italiano”. In campo è invece il periodo della mezzala Adolfo Baloncieri, uno dei primi idoli calcistici italiani. Con lui anche Carlo Carcano che sarà poi allenatore dei grigi e della Juventus dei cinque scudetti degli anni 30′.
Dopo la prima guerra mondiale, l’Alessandria iniziò a giocare al campo degli Orti, detto il “pollaio”. La squadra forte anche del pubblico a ridosso del campo nella stagione 1919-20 vinse nel girone eliminatorio, ma poi perse contro il Genoa in semifinale.
Nel novembre 1920, la FBC si fuse con un’altra squadra cittadina, l’Unione Sportiva fondata nel 1915, cambiando il suo nome in Alessandria US, avvenimento che portò anche all’adozione delle maglie grigie, indossate dai ciclisti della Maino. La richiesta fu formalizzata ufficialmente allo stesso presidente Maino, che omaggiò la nuova società con una dotazione di maglie grigie.
Alla fine della stagione 1920-21, il club ottenne l’ammissione alle semifinali del campionato del Nord Italia dopo uno spareggio a Milano contro il Modena. Il 7 ottobre 1923, a 15 anni e 10 mesi, sul campo della Sampierdarenese a Genova, fa il suo esordio in prima squadra Giovanni Ferrari. Annoverato tra i migliori giocatori della sua generazione con 117 presenze in maglia grigia e 76 reti, uno dei calciatori italiani più vincenti, potendo vantare nel palmarès due Coppe del Mondo (34-38), una Coppa Internazionale conquistate negli anni 1930 con la nazionale di Vittorio Pozzo, e otto campionati nazionali, di cui cinque consecutivi con la Juventus. CT della nazionale negli anni 50, e sulla panchina di Inter e Juve.
Nel 1926, con uno staff tecnico di assoluto valore con Rangone e Arpad Weisz allenatore, disputò però un campionato deludente, con la salvezza raggiunta solo dopo gli spareggi contro Pisa, Legnano e Novara. Nel 1927 conquista della Coppa CONI, vinta dopo una doppia finale giocata contro gli storici rivali del Casale.
Al termine della stagione 1928-29, l’Alessandria fu ammessa alla prima edizione del torneo di Serie A (1929-30) e il 6 ottobre, inaugurò il nuovo impianto di gioco denominato “Stadio del Littorio”. Chiuse la stagione al sesto posto. Nell’annata seguente la squadra priva di Carcano e Giovanni Ferrari passati alla Juventus si fermò alla tredicesima posizione. Nel 31-32, fu nuovamente sesto posto, alternando nelle annate successive un tredicesimo, un dodicesimo, un settimo posto; avendo in panchina tra i tanti anche l’austriaco Otto Krapan.
Nel 1936 i grigi, dopo aver battuto Cremonese, Modena, Lazio e Milan, approdarono alla finale di Coppa Italia. Partita giocata a Genova l’11 giugno, venendo sconfitta dal Torino.
Al termine della stagione 36-37, i grigi retrocedettero in Serie B, chiudendo una prima gloriosa era.
Negli anni successivi l’Alessandria non riuscì lottare per la promozione. Nel campionato 1945-46 vinse il girone A della Serie B-C Alta Italia, vincendo nel girone finale, venendo promossa in Serie A con l’ex bandiera del Toro, Mario Sperone allenatore, Renato Cattaneo come vice e Carlo Stradella come migliore attaccante.
Il 22 ottobre 1946 lo stadio fu ribattezzato “Giuseppe Moccagatta” a ricordo del presidente della squadra nonché sindaco della città, improvvisamente scomparso all’inizio del campionato.
Nella massima serie i grigi rimasero per due stagioni e il 2 maggio 1948 il club subì la sconfitta più pesante di sempre da una squadra in Serie A italiana, contro il Torino per 10 a 0. Al termine della stagione tornarono in Serie B. In serie cadetta non riuscì ad andare oltre la metà classifica, Al termine del campionato 1949-50, arrivò anche la prima caduta in Serie C, da cui risale nel 1953. Nel periodo fece il suo esordio il mediano Tagnin, poi all’Inter di Herrera.
Nel 1955 alla presidenza arrivò il petroliere Silvio Sacco, riportando nuove ambizioni ai grigi. Nel torneo 1956-57, centrò il ritorno nella massima serie, contrassegnato dalla rischiosa scelta di sostituire nel finale l’esperto allenatore Mario Sperone col debuttante Franco Pedroni, con i grigi che s’imposero nello spareggio di Milano, contro il Brescia.
Il 2 giugno 1959, lanciato da Pedroni, debuttò nella squadra Gianni Rivera non ancora sedicenne. Alessandrino di Valle San Bartolomeo, primo Pallone d’oro italiano nel 1969, considerato uno dei migliori giocatori italiani di sempre e uno tra i più grandi numeri 10 della storia del calcio.
Campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970 con la nazionale italiana. 3 scudetti con il Milan, 2 Coppe dei Campioni, 1 Intercontinentale.
Nella stessa stagione l’Alessandria giocò la sua prima partita in una competizione internazionale, affrontando il Velež Mostar in Coppa Mitropa.
Questo periodo felice terminò con la retrocessione del 1959–60 e gli anni Sessanta declinarono in Serie C con il distacco del presidente Sacco, all’inizio degli anni Settanta fallirono più volte la promozione in Serie B.
Nel 1973 il club con Pippo Marchioro in panchina e Attilio Maldera in campo, vinse la prima edizione della Coppa Italia Serie C, sconfiggendo l’ Avellino in finale. Al termine del campionato 1973-74, con Dino Ballacci come trainer, arrivò la promozione in Serie B ma nel 1975, dopo aver perso lo spareggio retrocessione contro la Reggiana, tornò subito in Serie C. Alessandria disputò alcuni discreti tornei, senza riuscire poi ad evitare il declassamento in Serie C2 nel 1979. Il passaggio all’era Sandroni coincise col ritorno in C1 al termine del campionato 1981-82, con Ballacci nuovamente come allenatore, ma l’assenza dei mezzi economici necessari impedì di mantenere a lungo la categoria.
Nel 1983 iniziò Calleri con l’esperto Carlo Regalia come ds, ma senza ottenere i risultati sperati. Dopo tre stagioni chiuse a ridosso della zona promozione, e la delusione per la sconfitta nello spareggio per la Serie C1 perso al Braglia di Modena contro il Prato (1984-1985), i Calleri abbandonarono il progetto, trasferendosi alla Lazio.
Nella stagione 1986-87 il sodalizio grigio, che stava soffrendo economicamente dopo l’abbandono della famiglia Calleri, retrocesse per la prima volta in Interregionale, venendo poi ripescato per la rinuncia del Montebelluna, grazie all’intervento della nuova proprietà capitanata da Gino Amisano fondatore dell’AGV. Amisano, sarà poi a capo della società per quindici anni, periodo in cui la squadra ottenne due promozioni in Serie C1, nel 1988-89 e 1990-91. La prima volta con Renzo Melani allenatore e in campo Lazzarini, Brilli, Benetti, Briata, Carrara, con l’attacco formato da Montrone, Maniscalco e Tortora. La seconda con Tato Sabadini come trainer e giocatori come Valerio Bertotto, Dino Galparoli, Claudio Bencina, Briata, Rosselli e Mazzeo. In C1 con la maglia grigia spicca un attacco formato da Igor Zaniolo, Giacomo Banchelli e Gianfranco Serioli. Al termine della stagione 1993-94 retrocede in C2, dopo aver perso il play-out con l’Empoli.
Nuova crisi societaria con il ritorno di Gino Amisano alla presidenza e ottenuto il ripescaggio in C1 per il declassamento del Mantova, l’Alessandria trovò una non scontata salvezza con il cambio di panchina da Giorgio Roselli e Gianfranco Motta. Nel 1996-97 con Enzo Ferrari, arriva un settimo posto. Nella stagione seguente nuove turbolenze societarie con la guida tecnica della squadra che passa da Giuliano Zoratti a Corrado Orrico, con i grigi che retrocedono in C2, dopo il play-out perso con la Pistoiese. In C2 la squadra è affidata a Claudio Maselli, che in avanti può contare sulla coppia Montrone-Romairone, ma non va oltre l’ottavo posto. Con alcuni inserimenti mirati, al termine dell’annata successiva centra il ritorno in C1. Nella categoria superiore i grigi incontrarono un’annata difficile in campo e fuori, dove la società passò nelle mani della famiglia Spinelli, già proprietaria del Genoa. Un campionato confuso che si concluse con la retrocessione.
Nel campionato 2001-02, i grigi passano in mano a Antonio Boiardi, che costruisce una vera e propria corazzata per la categoria, con Biato tra i pali, Sergio Porrini e Fasce in difesa, Scaglia, Sesia, Guida con l’attacco formato da Murgita, Spader, Zirafa e Polidori. Una squadra affidata a un esperto della categoria come Oscar Piantoni, ma non ingrana passando poi nelle mani di Sergio Caligaris. Nelle ultime giornate crolla e sperpera il vantaggio, perdendo anche clamorosamente in casa la semifinale play-off contro la Sangiovannese di Acori. La stagione successiva va anche peggio Boiardi, parte con una squadra ancora più forte sulla carta, ma già a settembre la Lega calcio, bloccò i tesseramenti per mancanza di coperture. Chiuse la stagione al 18esimo posto con la retrocessione in Serie D. Il 13 agosto 2003 fu dichiarato anche fallimento societario per inadempienze economiche.
Dalle ceneri della vecchia società nacque inizialmente, per iniziativa del Comune di Alessandria, la Nuova Alessandria 1912 che ripartì dall’Eccellenza, ma incontrò l’ostracismo della tifoseria. Nel 2004, con gli acquisti del titolo sportivo e, successivamente, del marchio originale da parte di una cordata d’imprenditori locali, il club in maglia grigia fece il suo ritorno, conquistando con facilità la promozione in Serie D con Riccardo Milani allenatore e il bomber Giulietti.
Dopo alcuni campionati di assestamento il 30 marzo 2008, l’Alessandria ottenne con largo anticipo sulla fine del campionato la promozione in Lega Pro Seconda Divisione con Salvatore Jacolino in panchina, a guidare l’attacco Fabio Artico, che con 144 presenze e 58 reti, diventerà la bandiera dei grigi degli anni 2000. La nuova esperienza tra i professionisti vede Jacolino sempre come tecnico, sostituito poi da Luciano Foschi. Manca la promozione diretta in Prima Divisione per una peggiore differenza reti rispetto al Varese e perde poi la finale play-off contro il Como. In estate trova lo stesso il salto di categoria, rientrando nel novero delle squadre ripescate.
La società passò dalle mani dell’imprenditore ovadese Gianni Bianchi a quelle del già presidente del Sansovino Giorgio Veltroni che chiama in panchina una sua vecchia conoscenza Maurizio Sarri. Nonostante diversi problemi societari la squadra andò ben oltre i pronostici, centrando il terzo posto finale del campionato 2010-11, miglior risultato sportivo degli ultimi decenni, e la prima partecipazione ai play-off per la promozione in Serie B, poi persi contro la Salernitana. L’era Veltroni si chiude dopo un’unica stagione, con il ritorno sotto d’imprenditori locali, ma vicende giudiziarie portate in dote dall’ex proprietà relative al caso Scommessopoli costarono alla squadra la retrocessione a tavolino in Lega Pro Seconda Divisione. Squadra affidata inizialmente a Cusatis, con in campo Luca Mora, Menassi e Degano, ma a marzo la squadra è in difficoltà così in panchina subentra Notaristefano, che chiude all’ottavo posto.
Nel gennaio 2013 la società passò nelle mani dell’imprenditore torinese Luca Di Masi e, al termine del campionato 2013-14, ottenne l’accesso al nuovo campionato di terza serie.
Nella stagione 2015-2016 raggiunse la semifinale della Coppa Italia, eliminando in trasferta due formazioni di Serie A (Palermo e Genoa)e due di Serie B (Pro Vercelli e Spezia), diventando la prima formazione di terza serie in grado di raggiungere una fase così avanzata della competizione dopo trentadue anni. La squadra con Vannucchi in porta, in difesa Celjak, Montero, Sosa, con Vitofrancesco, Iocolano, Loviso, Mezavilla, Nicco a centrocampo e un attacco atomico per la categoria con Bocalon, Fischnaller, Iunco e Marconi, allenati da Angelo Gregucci (subentrato a Scienza) raggiunge la sua prima semifinale di Coppa Italia dal 1935-1936, da disputarsi peraltro contro la stessa squadra affrontata ottant’anni prima, il Milan.I grigi, però, vennero sconfitti 1-0 all’andata (gol di Balotelli al 45′ su rigore) e 5-0 al ritorno. In campionato chiude al quarto posto.
Nella stagione 2016-17 i grigi allenati da Piero Braglia stabilirono il record di punti nella prima parte di campionato. Nel girone di ritorno, però, l’Alessandria non mantenne lo stesso ruolino di marcia, dilapidando l’ampio vantaggio accumulato sulla seconda fino a terminare la stagione al secondo posto, con gli stessi punti della Cremonese, ma con lo scontro diretto a favore di quest’ultima, che ottenne la clamorosa promozione. Malgrado il cambio di allenatore a tre giornate dalla fine con l’ingaggio di Giuseppe Pillon, all’Alessandria non rimase che la disputa dei play-off per la seconda stagione consecutiva. Dopo aver superato la Casertana nel turno preliminare, il Lecce ai quarti di finale e la Reggiana in semifinale, la squadra piemontese si arrese nella finale in gara unica, persa a Firenze contro il Parma.
La stagione 2017-18, con Cristian Stellini inizialmente in panchina, vede i grigi posizionati al quart’ultimo posto in classifica dopo i primi 15 turni di campionato. Dalla 16ª giornata la squadra, viene affidata a Michele Marcolini con un deciso cambio di marcia che le permette di agganciare la zona play-off e di vincere, inoltre, la Coppa Italia di Serie C superando, nella doppia finale, la Viterbese. Negli ottavi di finale dei play-off l’Alessandria è però eliminata dalla Feralpisalò (vittoria per 3-2 in trasferta e sconfitta per 1-3 in casa).
Nella stagione seguente la panchina viene affidata all’allenatore Gaetano D’Agostino, sollevato poi dall’incarico alla 27ª giornata e sostituito da Alberto Colombo. Dopo aver chiuso al 10º posto, la squadra viene eliminata al primo turno dei play-off dalla Pro Vercelli perdendo 3-1 in trasferta.
A inizio giugno 2019 viene ufficializzato il ritorno in società della bandiera Fabio Artico, come direttore sportivo con Cristiano Scazzola come allenatore A gennaio Scazzola è sostituito da Angelo Gregucci, con cui il campionato viene concluso al quinto posto e con la successiva eliminazione agli ottavi di finale dei play-off contro il Carpi. Per la stagione in corso (2020-21), il presidente Di Masi conferma Gregucci, assemblando una squadra per puntare alla promozione, ma al termine del girone di andata arriva l’esonero del tecnico con l’arrivo di Moreno Longo, con una squadra rivoluzionata nel mercato invernale, rafforzato con uomini di categoria superiore per centrare il salto di categoria. Chiude la stagione al secondo posto, dopo una rimonta importante, giocandosi la promozione diretta nello scontro con il Como alla penultima giornata, venendo sconfitta in riva al Lario per 2-1. Entrando direttamente ai play-off della fase nazionale.