Tornano le sagre a Treviglio, nel cuore della Valtellina, con, dal 17 al 19 febbraio, il meglio della cucina regionale e vere eccellenze della cucina montanara, come l’inimitabile polenta e gli irresistibili Pizzoccheri Valtellinesi, accompagnati da salumi tipici e molto altro.
Ma è la scenografia, il borgo, la sua storia che aggiunge un particolare interesse alla visita pur già gustosa.
Le origini di Treviglio risalgono al Medioevo, quando tre borgate già esistenti si unirono tra di loro a scopo difensivo.
Il borgo era di modeste dimensioni, fu fortificato e circondato con mura difensive e munito di tre porte, collocate in direzione delle tre preesistenti borgate, Cusarola, Pisgnano e Portoli, e al centro vennero edificate la Chiesa e il Municipio.
A Treviglio sorse da un nucleo centrale fortificato, detto “Castrum Vetus” cioè “Vecchio Castello” e che era ubicato tra le attuali piazza Manara, piazza Garibaldi e via Fratelli Galliari ed aveva un ingresso sito nell’attuale vicolo Teatro.
Il Castrum Vetus, ovvero il castello vecchio, era una zona fortificata con mura, munito di torri e di una porta d’ingresso, circondata da un fossato.
Nel 1008 fu eretta una alta torre d’osservazione nel centro del borgo allo scopo di controllare l’eventuale arrivo di nemici e, durante i lavori di restauro della vicina Basilica di San Martino, fu unita alla chiesa per divenirne l’attuale campanile.
Di stile gotico lombardo, alto 62 metri, il Campanile di Treviglio fu il soggetto del francobollo da 0,60€ uscito il 30 agosto 2012 nell’ambito della serie tematica “Il patrimonio artistico e culturale italiano”.
Lungo la via Roma è possibile scorgere una particolare diversificazione negli edifici, con cortili con portici e logge a cortili con distribuzione a ballatoio.
Il passato antico della via è visibile nelle vie laterali, chiaro segno della presenza della centuriazione romana in centro storico.
Via Roma prosegue in rettilineo con via Rozzone, imboccando la quale ci si ritrova nella porzione sud di via Carcano: qui era anticamente ubicata Casa Federici (civico 19), di cui si conserva memoria in una lapide incastonata in prospetto.
In fondo alla via Carcano si nota l’ingresso del complesso in passato occupato dalle Madri Canossiane, oggi sede della Cassa Rurale.
Dalla via dè Federici si prosegue per via San Martino, una delle quattro strade del centro storico, che conduceva a Porta Nuova, il cui nome deriva dal fatto che fu l’ultima in ordine di tempo a essere realizzata.