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Nel momento del Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e finisce il digiuno penitenziale.

Infatti la messa vespertina in Coena Domini inizia il Triduo pasquale, dove si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, con la solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua.

Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un’unica celebrazione dove la Messa in Coena Domini non vede il congedo alla fine, il Venerdì Santo la celebrazione inizia priva dei riti di introduzione, e termina in silenzio , mentre la Veglia Pasquale inizia senza segno di croce e saluto, mentre solo alla fine ci sono la benedizione finale e il congedo.

Il Giovedì Santo è riservato a due celebrazioni liturgiche: nella prima, che si tiene al mattino nelle Cattedrali,  il vescovo con una solenne cerimonia consacra  l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. All’evento partecipano i sacerdoti e i diaconi, come simbolo della conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo per poi celebrare  nelle singole chiese e parrocchie, le ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, Morte e Resurrezione.

Nel tardo pomeriggio in tutte le chiese è tenuta la Messa in Coena Domini, cioè l’Ultima Cena del Signore, che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell’arresto e della condanna a morte.

Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la cena dell’evento, in casa di un loro seguace.

La Pasqua è la festa ebraica più solenne ed è celebrata con un preciso rituale, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana,  la liturgia si protrae dal 14 al 21 del mese di Nisan, cioè nel periodo di marzo-aprile.

In quella notte si consuma l’agnello, durante un pasto di cui è permesso mangiare solo pane senza lievito, da cui il termine Azzimi per indicare questi cibi.

Gesù con gli Apostoli mangiarono secondo le tradizioni, inoltre il Maestro,  che per l’ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli, fece loro  un discorso dove s’intrecciarono commiato, promessa e consacrazione.

Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta l’episodio della lavanda dei piedi, quando Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto che allora era riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con il suo asciugatoio.

La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, visto come un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie per il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un asciugatoio,  che era anche una specie di divisa di chi serviva a tavola.

Dopo la lavanda Gesù si rivestì e tornò a sedere fra i dodici apostoli e disse “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”.

A quelle parole gli apostoli reagiscono sgomenti e Giovanni,  il discepolo prediletto, domandò a Gesù  “Signore, chi è?” e il Messia rispose: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” come poi fece subito dopo nei confronti di Giuda Iscariota.

I riti liturgici del Giovedì Santo si concludono dopo la messa della Cena con la riposizione dell’Eucaristia in un cappella laterale delle chiese, che sarà meta di devozione e adorazione fino all’inizio dei riti del pomeriggio del Venerdì Santo, mentre le campane tacciono, l’altare diventa disadorno, il tabernacolo vuoto con la porticina aperta e i Crocifissi sono coperti.