carlo airoldi in posa

La storia di un olimpionico mancato…

Carlo Airoldi nacque nel 1869 ad Origgio, vicino a Saronno in provincia di Varese, da una famiglia contadina  e lavorava come  operaio in una fabbrica di cioccolato ma la sua vera passione era lo sport.

Ginnasta, ciclista e runner, Carlo visse negli anni cui la pratica dello sport non era solo un passatempo per ricchi e aristocratici, ma anche come occasione di affrancamento per lavoratori e  proletari.

Airoldi prese parte a numerose gare come la Milano-Cernobbio, tra il 25 e il 26 giugno 1894; la Lecco-Milano tra il 22 e il 23 luglio 1894 di cui fu vincitore; la Torino-Nizza Mare, sulla distanza di 210 km, tra l’8 e il 9 settembre 1894; e, infine, la Milano-Barcellona, di 1020 km, di cui venne dato lo start l’8 settembre 1895 e si concluse il 22 settembre.

Il giovane non si pose alcun limite e gareggiò in vari eventi, dalle gare in bicicletta alle scommesse a braccio di ferro fino a sfidare a piedi per centinaia di chilometri al Trotter di Milano, nel 1894, un cavallo montato dal leggendario Buffalo Bill.

Airoldi, dopo aver saputo che, in occasione della prima manifestazione dei Giochi Olimpici nel 1896, si sarebbe corsa una gara sulla distanza di 40 km, decise di partecipare.

In mancanza di mezzi economici, e con la sola sponsorizzazione di un piccolo giornale locale La Bicicletta,  alla quale inviava  strampalate e colorite corrispondenze, Airoldi, all’età di 26 anni, partì a piedi da Milano il 28 febbraio 1896 e, a grandi tappe, raggiunge Atene via terra nel pomeriggio del 1 aprile, pochi giorni prima dell’inaugurazione dei Giochi del 6 aprile.

Il grande favorito della gara ambita dal giovane sportivo  che, per il suo significato simbolico sarebbe stata la gara più prestigiosa dei Giochi, era il greco Spiridon Louis e, nella mente degli organizzatori, per il rispetto della maratona, avrebbe dovuto essere proprio un greco a ottenere la vittoria.

Forse fu proprio per motivi legati a questa necessità che Carlo Airoldi, alla vigilia della gara, venne squalificato ma, tornato in Italia, ripartì poco dopo per affrontare nuove sfide in Europa e nel Sud America.

Tra le sue imprese ci fu una vittoria a Porto Alegre, in Brasile, in una gara di corsa contro gli scaricatori di porto, portando sulle spalle un sacco da 150 chili.

Quando l’età non gli permise di continuare la sua attività sportiva entrò nella fabbrica di biciclette Legnano, di cui diventa capofabbrica, passando a ricoprire il ruolo di massaggiatore-allenatore della squadra ciclistica della stessa ditta.

Carlo Airoldi morì nel 1929, a sessant’anni, sostenendo fino all’ultimo di essere stato vittima di una grande ingiustizia ad Atene.