pastore

Cesidio Gentile, detto Jurico, nacque a Pescasseroli il 27 giugno 1847 e la sua produzione come poeta in Abruzzo fa parte delle poche espressioni di letteratura  popolare che si sviluppava nel contesto della pastorizia, come nel caso del conterraneo Benedetto Di Virgilio di Villetta Barrea.

Infatti Jurico era massaro di pecore e, da bambino, percorrendo gli aspri tratturi della transumanza delle greggi, che si snodavano dall’Abruzzo per giungere nel Tavoliere delle Puglie, come  il Tratturo Pescasseroli-Candela, aveva imparato da solo a leggere e a scrivere, sostenuto anche da una formidabile memoria.

Durante quei duri tragitti il giovane amava declamare le trame di importanti poemi cavallereschi, che, rivisitate, utilizzava per i suoi versi dove, come fece notare Benedetto Croce, si rispecchiavano prevalentemente vicende comunali, anche leggendarie, di ordine sia morale che sociale.

Il suo lavoro più noto è Leggenda marsicana (1904), unica fra le sue opere pubblicate dove è racchiuso il tentativo, rimasto parziale, di un poema epico relativo alla storia dei Marsi.

Croce, in particolare, venne interessato dall’opera del poeta pastore in quanto rivelatrice, nonostante la marcata impronta paesana, di una sorta di mediazione fra la letteratura colta e i sentimenti e concetti popolari.

All’interno della leggenda si trova un racconto sull’origine di Pescasseroli, si dice che il Principe Serolo, figlio del Conte Maracino, signore di un castello, partì per la Prima Crociata e, giunto in terra d’Oriente, si innamorò della giovane Pesca, ricambiato.

Per proteggerla la giovane dalla guerra il principe la mandò  al suo castello in Abruzzo, in compagnia di un santo anacoreta.

Ma il Conte Maracino, vedendo arrivare  Pesca, se ne innamorò, ma la giovane, che non lo ricambia, fuggì.

Il conte inseguì Pesca e la uccise nei pressi di una sorgente oggi chiamata Malafede e Serolo, ritornato in patria dopo la guerra, saputo del delitto morì per il dolore.

Alla fine Maracino, distrutto dai sensi di colpa, per espiare il suo peccato decise di fondare un paese nel luogo in cui riposavano i due giovani e lo chiamò Pesca-sseroli, unendo i nomi degli amanti.

Cesidio Gentile morì il  14 ottobre 1914 a 67 anni, in seguito a una caduta da cavallo, nei pressi del comune di Civitanova del Sannio.