
Sapevi che i video in formato verticale, oggi popolari sui social media, potrebbero essere dannosi per la tua salute visiva e cerebrale?
Scopri perché il formato migliore per i video è il 16:9 e come i social hanno rivoluzionato la fruizione dei contenuti.
Negli ultimi anni, i video in verticale sono diventati una delle modalità più popolari per condividere contenuti sui social media, con piattaforme come Instagram, TikTok e Snapchat che li favoriscono.
Ma, se da un lato questi video sono diventati una forma pratica e veloce di fruizione, dall’altro nascondono rischi legati alla salute visiva e al benessere cerebrale.
Il Formato quadrato e il passaggio al 16:9: una Storia di evoluzione
Per comprendere meglio il problema, è utile fare un passo indietro nella storia dei formati video.
I primi video venivano realizzati in formato quadrato (1:1), un formato simmetrico che si adattava bene ai televisori e agli schermi dei primi computer.
Con l’avanzare della tecnologia, il formato 16:9 è diventato lo standard per la televisione e il cinema, poiché offre un campo visivo ampio e più naturale, riproducendo l’esperienza visiva umana in modo ottimale.
Il passaggio al 16:9 è stato reso necessario per adattarsi al miglioramento della risoluzione dei dispositivi e delle aspettative degli spettatori.
Questo formato si allinea perfettamente con il campo visivo umano, consentendo di fruire dei contenuti in modo comodo e naturale.
I Video in verticale: un Formato dannoso per la Vista
I video in formato verticale, tuttavia, pongono seri problemi. Il nostro occhio è progettato per concentrarsi principalmente su una visione orizzontale, che corrisponde al formato 16:9.
Quando guardiamo video in verticale, il nostro campo visivo è ristretto, costringendo l’occhio a lavorare di più per mettere a fuoco i dettagli, il che può causare affaticamento visivo, se non dolore.
Inoltre, poiché il cervello non è abituato a ricevere informazioni visive in questo formato, l’adattamento e l’elaborazione richiedono uno sforzo cognitivo maggiore.
Questo può portare a un aumento dello stress mentale, in particolare quando si fruiscono molti contenuti in verticale durante la giornata.
Effetti sulle attività cerebrali
Studi neuroscientifici hanno evidenziato che quando il cervello è costretto ad adattarsi a contenuti che non seguono la sua “preferenza” naturale (come il formato verticale), le attività cerebrali si intensificano.
Il cervello si impegna più a lungo nel processo di elaborazione, il che può portare a stanchezza mentale, ansia e riduzione della capacità di concentrazione.
L’adozione massiva di video in verticale ha modificato il modo in cui il nostro cervello reagisce agli stimoli visivi.
Sebbene i video verticali siano più pratici su dispositivi mobili, non sono ottimizzati per un’esperienza visiva che riduca l’affaticamento o stimoli un pensiero produttivo.
I Danni per i Giovani
L’uso massiccio dei video in verticale da parte dei giovani, soprattutto sui social media, potrebbe avere effetti ancor più gravi.
Le nuove generazioni, che trascorrono molte ore al giorno davanti agli schermi, potrebbero essere maggiormente vulnerabili agli effetti dannosi di un formato visivo innaturale.
La costante fruizione di video in verticale può portare a una riduzione della qualità della vista, poiché l’occhio è costretto a compiere movimenti più rapidi e stressanti per seguire le immagini.
Questo, nel lungo periodo, potrebbe provocare problemi di visione a distanza, difficoltà nel leggere piccoli testi e persino peggioramento della visione notturna.
Dal punto di vista cerebrale, l’impegno cognitivo aggiuntivo richiesto dai video verticali potrebbe ostacolare lo sviluppo di capacità di concentrazione e pensiero critico.
Questo è particolarmente preoccupante per i giovani, che stanno ancora sviluppando le loro capacità cognitive e di apprendimento.
L’uso di video in verticale potrebbe anche aumentare il rischio di ansia sociale, in quanto il continuo bombardamento di stimoli visivi e informazioni in un formato stressante potrebbe influire negativamente sul loro equilibrio psicologico.