Vittorio Sereni copertina

Il poeta sempre in cerca di se stesso…

Vittorio Sereni nacque a Luino il 27 luglio 1913, unico figlio del funzionario di dogana Enrico Sereni e di Maria Michelina Colombi, e trascorse la giovinezza nella città sul Lago Maggiore per poi, a dodici anni, trasferirsi a Brescia.

Il legame con Luino e con il lago non si spezzerà mai, anche per il legame di profonda amicizia con il coetaneo Piero Chiara, con rimpatriate allo storico locale luinese Caffè Clerici. L’infanzia trascorsa a Luino è il periodo che ha lasciato la traccia maggiore nella sensibilità di Vittorio Sereni, con un ricordo nostalgio e dolce ed i luoghi del Verbano sono fra quelli da cui Sereni trarrà la sua ispirazione poetica più alta. Scrivendo molto sulla sua terra, i suoi versi più famosi dedicati a Luino, sono sotto il titolo di Terrazza.

Nel 1933 il poeta arrivò a Milano, qui si iscrisse all’Università, frequentando dapprima la Facoltà di Giurisprudenza e in seguito quella di Lettere, nel 1936 si laureò con una tesi su Guido Gozzano. Nel periodo strinse amicizia con alcuni compagni di studio, come Luciano Anceschi e in seguito Giancarlo Vigorelli, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto e Salvatore Quasimodo. Dopo la laurea insegna nei licei. Saranno poi Gatto e Vigorelli a presentare il poeta luinese a Carlo Betocchi che, nel 1937, gli pubblicò due poesie sulla rivista Il Frontespizio. Nello stesso anno Sereni entrò, con Dino Del Bo, Ernesto Treccani e Alberto Lattuada, nella redazione il Corrente dopo aver collaborato alla rivista Letteratura e a Campo di Marte. La rivista interruppe la pubblicazione il 10 maggio 1940, per trasformarsi in casa editrice, e pubblicò nel 1941, la prima edizione di Frontiera, debutto di Sereni. Lo scoppio della seconda guerra mondiale sorprese Sereni a Modena, dove insegnava italiano e latino in un liceo.

Richiamato alle armi con il grado di ufficiale di fanteria, il poeta nell’autunno 1941 fu assegnato a un reparto destinato all’Africa settentrionale, ma il 24 luglio 1943 fu fatto prigioniero a Paceco, vicino a Trapani, e passò due anni di prigionia in Algeria e nell’allora Marocco francese, facendo ritorno a casa soltanto a guerra terminata. Da quest’esperienza di guerra nasce “Diario d’Algeria” (1947), una sofferta osservazione del mondo. Raccolta che gli diede la prima notorietà e lo promosse al grande pubblico come poeta.

Nel 1952, proprio quando la società italiana sta avviandosi verso il boom, Sereni lasciò l’insegnamento e decise di lavorare presso l’ufficio stampa dell’azienda milanese Pirelli dove rimase fino al 1958.

Il poeta nel 1958 divenne il direttore letterario presso la casa editrice Mondadori e dal 1962 al 1964 fu direttore editoriale della rivista “Questo e altro”. La sua presenza alla direzione di Mondadori, contribuì a aprire le porte al successo del vecchio amico Piero Chiara, convincendolo a mettere per iscritto le vecchie storie dell’ambiente luinese, che poi trovarono grande successo di vendita e con le trasposizioni cinematografiche. Il primo romanzo dato alla stampe dalla collaborazione di Sereni con Piero Chiara fu il Piatto piange.

Nel 1962 vennero dati alle stampe Gli immediati dintorni e, nel 1965, Gli strumenti umani; nel 1969 Sereni fu il primo direttore della collana “I Meridiani” di Mondadori, nel 1972 vinse il Premio Feltrinelli per la Poesia, conferito dall’Accademia dei Lincei.

Del poeta, nel 1982, Garzanti pubblicò Stella variabile che gli fece vincere il Premio Viareggio per la poesia.

Il 10 febbraio 1983 Vittorio Sereni morì improvvisamente per le conseguenze di un aneurisma.

Nel 1986, a tre anni dalla morte di Sereni, la Mondadori ripubblica tutte le sue poesie, comprese le traduzioni. Postume sono uscite anche volumi di lettere e poesie parziali.

Nel 1999 venne aperto l’Archivio Vittorio Sereni, grazie all’acquisizione da parte del comune di Luino e di Regione Lombardia del fondo che raccoglie sia i documenti legati alla produzione letteraria del poeta, sia l’ampio carteggio radunato durante gli incarichi editoriali presso Pirelli e Mondadori, ospitato dal 2019 presso il Palazzo Verbania, sul lungolago di Luino. Inoltre, nel 2002, gli viene intitolato il liceo di Luino.