fausto anna cassola

Lo scrittore che raccontava l’amore nel cuore della Toscana…

Carlo Cassola nacque a Roma il 17 marzo 1917, dal matrimonio di Garzia Cassola, di origini lombarde ma residente in Toscana da tempo, e Maria Camilla Bianchi di Volterra.

Il nonno paterno dello scrittore, magistrato e patriota che aveva partecipato alle dieci giornate di Brescia, era fuggito in Svizzera per scampare alle numerose condanne che pendevano sulla sua testa.

Il padre di Carlo era invece un militante socialista nonché redattore dell’Avanti sotto la direzione di Leonida Bissolati.

Quella di Cassola non fu un’infanzia felice, probabilmente a causa del suo essere l’ultimo di cinque fratelli, molto più grandi di lui, e, di conseguenza, si sentiva come un figlio unico per i suoi genitori. A questa particolare situazione si aggiunse la sua indole naturale che lo portava a essere un ragazzo isolato, dotato di una fervida immaginazione che lo avrebbe portato, negli anni dell’adolescenza, ad accostarsi alla letteratura.

Nel 1927 iniziò a frequentare il Regio liceo-ginnasio Torquato Tasso, per poi iscriversi, nel 1932, al liceo classico Umberto I dove si appassionò tantissimo alle opere di Giovanni Pascoli, ma per il resto rimase profondamente deluso.

Ma nello stesso anno il giovane Cassola cominciò a nutrire un fortissimo interesse nei confronti della letteratura e della scrittura, con un’attenzione esclusiva all’esistenziale.

I suoi primi racconti, scritti tra il 1937 e il 1940, vennero raccolti e pubblicati nel 1942 in due volumetti, Alla periferia e La visita.

Nel 1939, dopo aver prestato servizio militare a Spoleto e a Bressanone, si laureò in giurisprudenza discutendo una tesi in diritto civile, per poi dedicarsi costantemente all’attività letteraria.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Cassola pubblicò nel 1946 Baba, un racconto in quattro puntate che appare sulla rivista Il Mondo, e cominciò a collaborare con alcuni giornali e riviste dell’epoca come La Nazione del Popolo, rivista del Comitato Toscano di Liberazione, Giornale del Mattino e L’Italia Socialista.

Nel 1949 lo scrittore perse, a soli trentuno anni, la moglie per una malattia renale e mise in discussione la sua intera poetica sulla quale, fino a quel momento, aveva basato tutto il suo lavoro di scrittore.

Da questo nuovo modo di vedere la vita e la letteratura, nacque uno dei suoi testi più conosciuti, Il taglio del bosco, che però incontrò non poche difficoltà per la pubblicazione, che gli fu concessa, dopo i rifiuti di Mondadori e Bompiani, da I gettoni, una collana sperimentale dell’Einaudi diretta da Vittorini.

Il distacco dal naturalismo tradizionale segnò tutte le opere dello scrittore, determinando anche una nuova visione della storia, considerata nella dimensione interiore e privata dei soggetti che in essa si trovano a vivere, loro malgrado.

Così, se Il soldato (1958) trattò il tema della solitudine e dell’elegia amorosa, nella raccolta di racconti La casa di Via Valadier (1956) il motivo politico si colorò di forti implicazioni esistenziali, come in La ragazza di Bube, pubblicato nel 1960 e vincitore del Premio Strega.

Le scelte poetiche di Cassola non mancarono di suscitare numerose polemiche, ma la produzione degli ultimi anni si mantenne regolare e costante con Un cuore arido (1961), Il cacciatore (1964); Tempi memorabili (1966); Storia di Ada (1967); Ferrovia locale (1968); Una relazione (1969); Paura e tristezza (1970); Monte Mario (1973); L’uomo e il cane (1977); L’antagonista (1978) e Il ribelle (1980).

Negli ultimi anni, Cassola si dedicò con passione all’attività antimilitarista ed ecologista, prima di morire il 29 gennaio 1987 a Montecarlo, in provincia di Lucca.