Boine

Giovanni Boine, nato a Finale Marina il 12 settembre 1887,  fu uno degli intellettuali più atipici del gruppo vociano.

Da ragazzo studiò a Milano, dove s’iscrisse, nell’anno accademico 1906 -1907, alla Regia Accademia scientifico-letteraria ed ebbe, come compagni di corso, Clemente Rebora e Antonio Banfi.

Soggiornò anche a Parigi, lì approfondì gli studi filosofici e si espresse soprattutto come saggista, scrivendo riflessioni religiose e filosofiche, poi passò da una posizione di simpatia verso i cattolici modernisti a una di decisa polemica.

Boine si avvicinò al gruppo dei modernisti lombardi fin dal gennaio 1907 collaborando alla rivista Il Rinnovamento e nel 1908 iniziò la sua collaborazione a La Voce, dove portò una personale riflessione religiosa vissuta intensamente, anche se in modo contraddittorio.

Nel 1909 si manifestarono i sintomi della tisi e il poeta si stabilì a Imperia, nella cittadina ligure trascorse il resto della sua breve vita tra esperienze intense, amori turbolenti e attività culturali significative.

Boine nel 1912 collaborò a La Riviera Ligure, e su questa rivista tenne, dal marzo 1914 all’ottobre 1916, la rubrica di critica militante Plausi e botte, e pubblicò i suoi scritti più importanti.

Alla vigilia della guerra fornì il suo contributo agli entusiasmi interventisti con i Discorsi militari del 1914.

Boine, a causa della sua esigenza d’integrità, non sempre riuscì a distinguere tra la pagina della discussione filosofica con Esperienza religiosa del 1910 della narrazione con Il peccato del 1913, dell’interpretazione critica e della prosa lirica con Frantumi del 1918.

La sua opera è il frutto del contrasto tra la forte esigenza della libertà, e un’esigenza di organicità e ordine e, tra i vociani, sentì maggiormente la caduta delle certezze che derivarono dalla crisi del positivismo e ne dedusse una visione della vita priva di valori, animata dal senso di un disfacimento della società contemporanea.

La sua poesia si trova soprattutto nei frammenti di prosa descrittiva dove cerca l’equilibrio tra il desiderio della lucidità, il controllo della ragione e la veemenza delle allucinazioni.

In questo senso Boine rifiutò gli schemi rassicuranti della filosofia crociana e si accostò alle filosofie irrazionalistiche, che sembravano offrirgli modalità di rapporti con la realtà più dense di problematiche ma anche di spiegare meglio la contraddittorietà e complessità dell’esistenza.

Dopo un periodo di difficoltà economiche il giovane poeta morì a Porto Maurizio il 16 maggio 1917.