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Una delle personalità più insolite del secondo Novecento, affascinato dal mondo dell’arte e della poesia…

Nanni Balestrini nacque a Milano il 2 luglio 1935 e, con il gruppo formato dai poeti d’avanguardia Pagliarani, Giuliani, Sanguineti e Porta fece parte nell’antologia dei I Novissimi del 1961, il preludio della neoavanguardia e del Gruppo ’63, di cui fece parte.

Partecipò anche alla nascita d’importanti riviste letterarie, come Il Verri, diretta da Luciano Anceschi, Quindici o Alfabeta.

Sin dall’inizio Balestrini fu affascinato dalle potenzialità espressive del linguaggio, che dissociato dal valore semantico divenne l’oggetto della SUA poesia.

Ricombinando frammenti linguistici preesistenti, brani di realtà prelevati da film, libri e da ogni sorta di medium, Balestrini creò un non linguaggio, per dare la possibilità al pubblico di ideare il proprio.

Tra le sue antologie poetiche sono da ricordare Come si agisce (1963), Le ballate della signorina Richmond (1977), Blackout (1981) e Caosmogona (2010) dove distrugge e riconfigura i linguaggi, per riprodurre il cortocircuito tra dinamicità esterna, corpo mobile e pensiero in movimento.

La sua produzione comprende poesie sperimentali, al punto che fu il primo autore a usare il computer per comporre una poesia, e come Vogliamo tutto (1971), sui moti operai della Fiat di Torino del 1969, scritto aprendo il registratore nel corso delle riunioni, le assemblee e le manifestazioni del movimento operaio.

Narratore epico, Balestrini raccontò spesso altre storie nelle storie, partendo da un sistematico riuso di fonti scritte, senza alcuna discriminazione per la provenienza, ad esempio Il Tristano (2007) è un romanzo multiplo, stampato in 2500 copie ognuna diversa dall’altra tramite le regole dell’ars combinatoria, delle frasi preesistenti estratte da atlanti, giornali, romanzi rosa e guide turistiche rimescolate in modo da ottenere un testo narrativo.

La dinamicità e l’unicità diversificate si notano nel suo film Tristanoil, presentato a Documenta 13 nel 2012 come il film più lungo del mondo, perché virtualmente è di durata infinita.

Parallelamente alla produzione letteraria sviluppò un’intensa ricerca in campo visivo, documentata nella monografia Con gli occhi del linguaggio (2006).

Ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero, nel 1993 alla Biennale di Venezia, in seguito a Palazzo Grassi sempre a Venezia e ancora al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato; e con personali alla Galleria Mazzoli di Modena, al Museo d’arte contemporanea di Roma, alla Fondazione Morra di Napoli, alla Fondazione Mudimae alla Fondazione Marconi di Milano, al Museion di Bolzano, al Museo Novecento di Firenze.

Balestrini morì a Roma, dopo una breve malattia, il 19 maggio 2019, a ottantatré anni.