1938 itacampeon

Dopo quattro anni, arrivò per l’Italia il momento di rimettere in gioco la Coppa del Mondo, in un mondo profondamente cambiato, dove soffiavano ovunque venti di guerra.

La stessa scelta della sede dei Mondiali fu conflittuale, poiché la ragion di stato spinse la Fifa a portare il torneo in Francia, che cercava visibilità e prestigio internazionale, come una delle poche democrazie superstiti in un mondo sempre più in mano alle dittature.

Il primo risultato della scelta fu che l’Argentina dichiarò il boicottaggio della terza edizione del torneo mondiale, come anche l’Uruguay, mentre il Brasile decise di affrontare il costoso viaggio in nave.

Tra le partecipanti europee, il segno che i tempi erano rapidamente cambiati fu a Lione il 5 giugno 1938, quando una delle due sfidanti, l’Austria di Hugo Meisl e Mathias Sindelar, non si presentò, frutto dell’Anschluss che tre mesi prima aveva riunito i resti dell’impero asburgico alla Germania di Hitler.

L’altra assente era la Spagna di Ricardo Zamora, dal 1936 occupata nella guerra civile spagnola.

Nell’edizione del 1938 fu inaugurata la consuetudine che qualificava di diritto alla fase finale i campioni in carica e il paese organizzatore.

L’Italia campione uscente nel 1936 aveva partecipato ai Giochi Olimpici di Berlino e aveva conquistato la medaglia d’oro sempre sotto la guida di Vittorio Pozzo ma con una formazione nuova rispetto a due anni prima a causa delle norme olimpiche che ammettevano solo la partecipazione di atleti non professionisti.

Oltre a Foni e Rava c’era il mitico Annibale Frossi, l’ala dell’Inter diventato famoso perché giocava sempre con gli occhiali e segnò sette gol decisivi per l’oro all’Italia, schiantando in finale gli austriaci nella loro ultima apparizione ufficiale prima della guerra, ma al momento di partire per Marsiglia due anni dopo per lui in Nazionale non c’era più posto, rimpiazzato da nomi come Amedeo Biavati, Silvio Piola e Gino Colaussi, oltre che dal campione in carica Giuseppe Meazza.

Sul campo, la Norvegia fu davvero temibile per gli azzurri nella loro marcia verso la finale.

Gli scandinavi pareggiarono il gol iniziale di Ferraris, e ci vollero i supplementari e un gol di Piola per mandare avanti i campioni in carica contro i padroni di casa francesi che avevano sconfitto il Belgio.

Francia e Italia si ritrovarono il 12 giugno allo Stade olympique Yves-du-Manoir per un match durissimo, dove andò in vantaggio l’Italia su tiro non irresistibile di Colaussi e una gaffe del portiere francese Di Lorto, poi pareggiò per i transalpini Heisserer e nella ripresa due prodezze di Silvio Piola dettero il passaggio del turno agli azzurri, gettando nello sconforto il paese organizzatore.

Toccava ora al Brasile, che si sentiva così sicuro da aver già acquistato i biglietti per il treno per Parigi, dove si sarebbe disputata la finale, anche se avevano faticato non poco nei quarti con la Cecoslovacchia, al punto da far riposare il loro giocatore migliore, Leonidas, risparmiandolo secondo le loro intenzioni per la partita che avrebbe valso il titolo.

A Marsiglia l’attacco degli azzurri vide i brasiliani sconfitti nel giro di un’ora e a Colombes, il 19 giugno, l’Italia si ritrovò nella finale l’Ungheria di Sarosi e Tiktos, tra le più forti dell’epoca, che aveva dato vita a diversi derby con l’Austria.

Gli ungheresi non ebbero scampo, grazie a due doppiette di Colaussi e di Piola. Gli azzurri si ripresero la Coppa del Mondo, a un passo dalla terza vittoria mondiale che le avrebbe assegnato in perpetuo la Coppa Rimet.

I due capicannonieri dei mondiali del 1938 furono Leonidas del Brasile e Silvio Piola, entrambi con sette reti.