Tordo bottaccio

Piccolo e simpatico, il tordo in queste giornate d’inizio autunno vola tra i vigneti, per gustare i chicchi d’uva appena maturati….

Il tordo bottaccio, della famiglia dei Turdidi, è un uccello molto diffuso, di taglia media – piccola, con il dorso bruno-marrone, il ventre bianco-crema e il petto tendente al fulvo giallo.

È celebrato da poeti e scrittori per il suo canto nuziale, particolarmente melodioso e, fedele ai quartieri di svernamento e di nidificazione, migra di notte, a quote elevate, emettendo un suono caratteristico.

La sua stagione riproduttiva inizia in marzo nell’Europa occidentale e il mese seguente nell’Europa centrale e orientale, poi nidifica in una grande varietà di contesti ambientali, caratterizzati dalla presenza di alberi d’alto fusto ricchi di sottobosco e di cespugli, dai boschi misti di latifoglie alle foreste di conifere, dai parchi cittadini ai frutteti.

La deposizione delle uova avviene da fine giugno a fine agosto, in un nido, dove la femmina, nell’anno, compie due o tre covate.

In autunno-inverno frequenta vigneti, frutteti, oliveti e la macchia mediterranea ed è un migratore parziale, a seconda dell’area di origine e/o della sottospecie.

Le coppie migratrici svernano nel bacino del Mediterraneo, in settembre–ottobre, mentre i movimenti di ritorno si svolgono da gennaio sino ad aprile-maggio.

In Italia, la specie è presente dai primi di ottobre a marzo, diffusa su tutti i rilievi dell’Italia settentrionale, alpini e prealpini, e sull’Appennino centro-settentrionale.

Gli antichi romani consideravano il tordo il più gustoso tra i volatili, tanto da alloggiarlo in ampie voliere, nutrendolo di bacche di mirto, coccole di ginepro e olive ed era presente sulla tavola dei ricchi buongustai, autori come Orazio o Marziale ne erano ghiotti.

Secondo le credenze popolari la carne di tordo predisponeva il signore al convivio amoroso, perché era delicata, sapida, molto nutriente e facilmente digeribile e si consigliava di scegliere gli esemplari più grossi, nutriti con grani di ginepro e mirto.

Nel Medioevo la caccia al tordo fu fatta anche con l’ausilio del falco, ma spesso si consigliava di catturarlo al laccio o con le reti durante la stagione della raccolta delle olive.

Si pensava anche che la carne di quest’uccello fosse molto utile a convalescenti e inappetenti.