hammurabi re babilonese

Hammurabi fu il più noto re di Babilonia, una delle tante città-stato della Mesopotamia, poi diventata la capitale del regno babilonese.

Fu un grande condottiero, che apparteneva a una tribù di nomadi guerrieri asiatici, gli Amorrei, abitanti della regione di Amur, a occidente dell’Eufrate.

Lo stesso Hammurabi divenne re nel 1792 a.C. e, nel corso dei suoi quarantadue anni di regno, riuscì a conquistare tutte le città-stato sumere, dando vita all’impero babilonese e trasformando Babilonia in una città ricca di monumenti, statue e giardini.

Hammurabi attuò lavori di pubblica utilità per migliorare le condizioni idriche del paese, per agevolare il commercio fluviale e terrestre, e anche per collegare Babilonia con il mare attraversato un canale, per creare rapporti sempre più intensi con i paesi del lontano Oriente.

Inoltre il re, pensando che il suo impero si sarebbe retto solo con l’appoggio di un’unica divinità, scelse Marduk come dio principale di tutto l’impero, in nome del quale esigeva i tributi delle città sottomesse.

Impose poi a tutte le popolazioni del suo impero le stesse leggi e, per fare in modo che potessero conoscerle, le riunì in una raccolta di leggi scritte in caratteri cuneiformi.

Il Codice di Hammurabi si trova su una magnifica stele di diorite nera (alta 2,25 m) ritrovata nel 1901 a Susa, oggi Shush, nell’Iran sud-occidentale ed è uno dei gioielli della collezione di Antichità orientali del Museo del Louvre, a Parigi, mentre una copia si trova al Pergamonmuseum, a Berlino.

Le iscrizioni cuneiformi, su entrambi i lati, sono suddivise in 51 colonne e nella parte superiore del Codice è raffigurato Hammurabi stesso, in piedi al cospetto del dio Marduk, che gli porge il cerchio e il bastone, simboli tradizionali del potere regale.

Prima del codice c’è un prologo, nel quale il re celebra la propria potenza e la propria autorità, dovute non soltanto alla benevolenza degli dèi, ma anche al fatto che il suo potere è legittimo e giusto.

Seguono poi 282 articoli, che riguardano la proprietà, la famiglia, la successione, le offese fisiche, gli affitti, i salari, gli schiavi, gli animali, mentre l’epilogo ribadisce i concetti del prologo.

Il Codice di Hammurabi rimane un documento straordinario, perché fu il più esteso nel suo genere e perché, giunto pressoché intatto, è la fonte più importante per la conoscenza del diritto e della società babilonese.

Il principio più noto che si ricava dalla lettura del Codice di Hammurabi è la legge del taglione, per cui s’infligge all’offensore lo stesso male che egli ha recato all’offeso-.

In realtà il quadro delle pene e delle punizioni previste era ben più complesso, infatti era frequente la pena capitale e non meno le pene corporali, dalla bastonatura alle mutilazioni più orribili, che non risparmiavano nessuno.

Il Codice di Hammurabi fornisce indicazioni utili anche sui rapporti sociali, infatti la società babilonese appare divisa in tre categorie: gli awilu, le persone di rango elevato; i mushkenu, individui di condizione libera ma di ceto sociale inferiore e i wardu, che erano i servitori.

A ciascuna delle tre categorie corrisponde, nel Codice di Hammurabi, un trattamento diverso.

Inoltre c’erano alcuni articoli che tutelavano le mogli da comportamenti arbitrari dei mariti. Il divorzio era una pratica normale, ma poteva chiederlo solo il marito, e la mancanza di figli, attribuita alla sterilità femminile, ne era la causa principale.

Un’altra causa per il divorzio era l’adulterio, colpa grave per una donna, ma se la moglie ripudiata non era giudicata colpevole di adulterio, poteva risposarsi.