Scrittore, poeta, saggista, giornalista, storico e cultore delle tradizioni venete, Dino Coltro ha saputo crearsi un suo spazio nella letteratura del secondo Novecento…
Dino Coltro nacque in una famiglia di contadini a Strà di Coriano, vicino ad Albaredo d’Adige, il 2 novembre 1929.
La sua giovinezza e la sua formazione furono legate alla località di Pilastro, piccola frazione di Bonavigo, dove visse nella prima infanzia in una tipica corte rurale della bassa veronese fino agli anni Cinquanta, dove i salariati lavoravano nelle stalle al servizio del padrone della corte.
A otto anni incontrò un frate in viaggio per la questua, che fu immediatamente conquistato dalla proprietà di linguaggio e dall’intelligenza del bambino e convinse il padrone della corte a lasciarlo studiare.
Dino iniziò a frequentare un collegio nella zona di Riva del Garda e in quarta ginnasio, dopo aver fatto conoscenza del greco, cominciò a tradurne i lirici.
Rimase sorpreso su come i temi della poesia greca non riguardassero il sublime ma le cose della vita quotidiana che aveva vissuto da piccoli nella sua corte.
In seguito concentrò i suoi studi sul canto popolare greco e ne riconobbe le similitudini con i canti di chi andava per le strade a cantare la stella a Natale.
Dino così si chiese sul perché si dovesse andare a cercare nei libri greci quello che gli avevano detto il nonno e il papà, ogni giorno della sua infanzia.
Il ragazzo negli anni del boom economico s’interessò alla cultura delle tradizioni e trascrisse i racconti del nonno Moro.
Con tanti sacrifici Dino ebbe la licenza di maestro elementare e, dal 1970 al 1990, fu direttore didattico a San Giovanni Lupatoto, oltre a cominciare l’attività sociale nelle Acli, dove promosse numerose cooperative agricole e divenne dirigente prima provinciale, poi regionale e nazionale.
Per lungo tempo collaborò con testate e tv locali, anche con una nota rubrica dedicata al proverbio del giorno.
Coltro dedicò tutta la sua vita intera studio delle antiche tradizioni popolari del veneto e di Verona, con una trentina di libri con vari editori, come Newton Compton, Arsenale, Bertani, Sansoni, Marsilio, Mondadori e Cierre.
Nella società contadina veneta, fondata sull’oralità, lo studioso vide il dialetto non come un mezzo comunicativo povero di densità letteraria ma come l’espressione di una cultura fondata sul racconto e sull’esperienza, raccontando tutto questo nel monumentale saggio Paese perduto. La cultura dei contadini veneti.
Inoltre scrisse numerose opere di poesia, narrativa e teatro, come il famosissimo Lunario Veneto.
Nel corso della sua lunga carriera ebbe diversi riconoscimenti, come il Premio Sirmione – Catullo, la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica al merito educativo e la laurea honoris causa nel 2005 all’Università di Verona in Scienze della Formazione per le sue opere e la sua attività d’illuminato educatore.
Il 4 luglio 2009 Dino Coltro morì nella sua casa di Cadidavid, vicino a Verona, ma ancora oggi resta un punto di riferimento per gli studiosi della storia e delle tradizioni venete.