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Piccolino, che spicca sulla neve candida, il piccione è uno degli animali simbolo dell’inverno…

La parola piccione deriva dal latino pipio, che significa pulcino e da qui, attraverso il francese pijon, si è arrivati alla parola inglese pidgeon, da noi piccione, che è diventata la denominazione corrente per quest’uccello.

La varietà di piccione che oggi vive in città discende dal colombo delle rocce o columba livia, una specie che nidifica tradizionalmente sulle costiere a picco.

Esistono molte teorie per descrivere l’abilità dei piccioni di tornare al loro luogo d’origine, che non è una prerogativa della specie di piccioni definiti viaggiatori.

Uno studio decennale condotto dall’università di Oxford afferma che i piccioni sarebbero anche in grado di cambiare direzione in determinati punti d’intersezione.

Altre teorie hanno un riferimento alla capacità di utilizzare i campi magnetici terresti, di visualizzare paesaggi, la posizione del sole e perfino gli infrasuoni, ma questa capacità unica rende comunque i piccioni degli uccelli speciali.

E’ fin dal 3000 a.C. che  i piccioni convivono con gli esseri umani, come documentano reperti figurativi rinvenuti dagli archeologi in Mesopotamia.

Furono i Sumeri i primi ad addomesticare e a creare, attraverso gli incroci con i piccioni candidi, le colombe ed è questo il motivo per cui le colombe sono state considerate sacre e adorate da molte culture come simbolo di divinità.

Già dall’antichità è conosciuto il ruolo del piccione come latore di messaggi, infatti il primo  sistema di comunicazione a impiegare piccioni risale al V secolo a.C. in Siria e Persia.

Anche in epoca romana furono impiegati piccioni, ad esempio per comunicare i risultati dei giochi olimpici e l’uso di questi messaggeri per comunicare risultati sportivi fu mantenuto in Inghilterra fino all’avvento del telegrafo.

L’ultimo utilizzo dei piccioni nel servizio postale è stato nel 2004 in India, quando gli ultimi uccelli furono pensionati e gli fu assicurata loro una vecchiaia tranquilla senza lavoro.

Una delle famiglie più ricche e influenti al mondo, i Rothschild, deve in parte la loro fortuna ai piccioni, infatti, crearono una rete di comunicazioni grazie ai piccioni, che impiegavano per scambiare velocemente informazioni con le loro filiali attraverso l’Europa.

La velocità e la sicurezza di questo sistema permisero loro di essere più efficienti dei concorrenti, contribuendo ad accumulare una notevole fortuna economica, di cui ancora oggi sono tra i detentori.

Durante le due guerre mondiali l’impiego dei piccioni per trasportare messaggi salvò numerose vite umane ad esempio, quando erano colpite navi o sommergibili, erano inviati con le coordinate del punto di affondamento così da poter inviare i soccorsi.

Spesso dovettero attraversare le linee di fuoco nemico per consegnare i loro messaggi e ed ebbero un ruolo fondamentale anche nel controspionaggio.

Durante la prima guerra mondiale un piccione di nome Cher Ami venne insignito della croce di guerra francese per aver portato un messaggio attraversando il fuoco nemico, nonostante fosse stato ferito gravemente al petto e alla zampa.

Un altro piccione, G.I. Joe, guadagnò la medaglia Dickin al valore, salvando la vita di migliaia di soldati con un dispaccio per fermare il bombardamento di una postazione da parte del fuoco amico, dopo che le apparecchiature radio erano state messe fuori uso.

Molti gruppi religiosi come gli indù, i musulmani e i sikh nutrono i piccioni per motivi rituali, spesso in memoria del guru guerriero Gobind Singh, che era un amante dei piccioni.

Alcuni sikh nutrono i piccioni, pensando così di non dover temere la fame durante le loro reincarnazioni, mentre i gruppi religiosi induisti pensano che l’anima staccandosi dal corpo assuma la forma di un piccione.