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Una donna coraggiosa nella Torino tra le due guerre…

Luisa Levi, sorella dello scrittore e pittore Carlo, nacque a Torino il 4 gennaio 1898 da Ercole Raffaele e Annetta Treves, membri della comunità ebraica, e, su suggerimento dello zio materno, Marco Treves, medico psichiatra e fratello del più noto Claudio, dopo aver frequentato il Liceo Vittorio Alfieri di Torino, si iscrisse nel 1914 alla facoltà di medicina di Torino.

Nel suo primo anno di corso strinse amicizia con l’altra unica donna del corso, Marie Coda e l’8 luglio 1920 conseguì la laurea in medicina con il massimo dei voti e la lode, con una tesi su Sopra un caso di endocardite lenta.

Subito dopo la laurea su consiglio dello zio psichiatra entrò come assistente volontaria nella clinica neuropatologica universitaria di Torino diretta da Camillo Negro, e poi da Ernesto Lugaro, dove rimase fino al 1928, eseguendo ricerche che pubblicò su riviste nazionali e internazionali, nonché frequentando i congressi specialistici.

Contemporaneamente prestò servizio come assistente volontaria dal 1923 al 1925 e come medico praticante dal 1925 al febbraio del 1929 all’ospedale psichiatrico di Via Giulio a Torino, dove, sotto la direzione di Vitige Tirelli, si affianca allo zio Marco che l’aveva indirizzata verso gli studi psichiatrici.

Nel 1928 lavorò per alcuni mesi anche all’ospedale pediatrico Koelliker di Torino in qualità di medico per le malattie nervose dei bambini dando così inizio alla sua carriera di neuropsichiatra infantile cui si dedicò per tutta la vita.

Dopo i concorsi tentati negli ospedali psichiatrici di Brescia e di Castiglione dello Stiviere, dove pur classificata prima le fu preferito un candidato uomo, nel 1928 vinse finalmente un posto bandito dai Manicomi centrali veneti per la colonia medico-pedagogica di Marocco di Mogliano, incarico per il quale si richiedeva una donna.

Nella colonia, fondata dallo psichiatra e scrittore  Corrado Tumiati che per contrasti con l’amministrazione si era licenziato, Luisa iniziò a lavorare nel febbraio del 1929 e,  ancora inesperta di psichiatria infantile, si trovò a gestire insieme a qualche suora e un medico generico circa 150 ragazzi.

Carica di entusiasmo per la meta raggiunta, la Levi iniziò a pubblicare alcuni articoli sulla mente degli anormali e la loro rieducazione, ma, appena a un anno dall’assunzione, la corte insistente del direttore amministrativo dell’ospedale la spinsero a dare le dimissioni.

Fortunatamente nel febbraio del 1930 entrò con regolare concorso agli ospedali psichiatrici di Torino, unica donna di sette nominati presso il Ricovero provinciale di Pianezza dove lavoravano già due medici ma non specializzati con il pretesto della non pericolosità delle ricoverate.

Finalmente nel 1932 venne accettata alla Casa di Grugliasco dove lavoravano giovani psichiatre e li fondò, per i dimessi dall’ospedale, una cooperativa di floricultori, che esiste tuttora.

All’ospedale di Grugliasco Luisa rimase fino al momento dell’applicazione delle leggi razziali del 17 novembre 1938 e nel gennaio del 1939 fu licenziata insieme con altri tre colleghi ebrei.

Durante il conflitto la Levi si ritirò nella campagna di Alassio di proprietà dei genitori, dove si dedicò ai lavori agricoli e, dopo l’8 settembre, si rifugiò con la madre Annetta a Torrazzo Biellese dove visse sotto falso nome e ben accolta dalla popolazione.

Negli anni del secondo dopoguerra Luisa continuò nel suo impegno scientifico e politico, autrice nel 1962 del primo libro di educazione sessuale del dopoguerra, L’educazione sessuale: orientamenti per i genitori, oltre a dedicarsi alla neuropsichiatria infantile in cui conseguì la libera docenza con una tesi sulle alterazioni della scrittura nei bambini anormali pubblicata nel 1955 su Infanzia anormale.

Luisa Levi morì nella sua Torino il 16 dicembre 1983.